“Zia Gina, mentre cucinava qualche specialità veneta a base di dadi aromatizzati, si gustò un servizio sui finalisti del Campiello Giovani. E ohibò, disse, ma è la mia nipotina. Ohibò, disse, ma la mia nipotina scrive? Mi chiamò, io ero tutta presa dagli eventi di quei mesi, che la scuola finisce e dove andiamo a finire io e te, e questa maturità…”

“…la scuola finisce e dove andiamo a finire io e te, e questa maturità” (Nuovità, n. 14)… Da Verona, Emmanuela non prende il treno per la vicina Università di Padova, sua scelta iniziale, ma, dopo aver visitato il Collegio Nuovo a Pavia, decide, nel 2002, di partecipare ai concorsi per i Collegi. Fresca della vincita del Campiello Giovani con il suo “Sconcerto in quattro tempi”, Emmanuela si iscrive a Lettere Moderne. Con un po’ di felice sconcerto, così racconta i suoi primi tempi: “Il mio ingresso in collegio è stato all’insegna delle perplessità e dei timori a partire dalle questioni più pratiche. Ho sempre avuto una dote particolare nel dimenticare nomi cognomi date e ricorrenze. Il primo problema era quindi imparare nel minor tempo possibile un grande numero di nomi da associare metodicamente alle persone che nel giro di pochi giorni avevo conosciuto. Mi sembrava che l’impresa fosse impossibile ma con l’andare del tempo non solo ricordavo i nomi, piano piano imparavo anche a conoscere, e così il secondo problema, la convivenza in un ambiente così affollato, si risolse da sé. Il terzo problema, il più grande, era quello di mettersi in gioco. Il mio modo di essere, che seguiva il “vivi nascosto”, in un luogo del genere non poteva funzionare. Poi, col passare del tempo, il mio modo di vedere il collegio si capovolgeva, la mia stanza da vuota si riempiva di cose, si stringevano i legami con molte persone, iniziavo a sentirmi a mio agio e a intravedere un percorso” (Nuovità n. 18, già pubblicato su “L’Osservatore romano”, 2007). Un percorso che la porterà, lei alla destra nella foto, a condividere in qualche modo un “destino” simile a quello di Melania G. Mazzucco, ospite in Collegio nel 2014, ritratta sul lato opposto.

Tra le prime sfide


Gli anni al Collegio Nuovo la vedono partecipe in occasioni di incontri significativi come quello con lo scrittore David Grossman, introdotto da Cesare Segre, nella splendida nuova sala conferenze inaugurata l’anno prima, nel 2003. Paolo Nori, suggerito dalla sua amica Nuovina Francesca Negri (che organizzerà anche un laboratorio di scrittura in Collegio), sarà uno degli autori venuto in Collegio che poi, più avanti, Emmanuela si troverà a presentare in un festival letterario. Qualcosa di simile accadrà con Sebastiano Mondadori, ospite più volte al Nuovo, con cui condividerà l’impegno all’interno della giuria del Premio “650 parole in rosa”, promosso dal Collegio con l’Università di Pavia per il “compleanno” dell’Ateneo. Felice era stata, prima ancora, la sua proposta di incontro con scrittori esordienti come Giorgio Vasta, così come il suggerimento di invitare l’autore dell’ultima videointervista al poeta Mario Luzi, ricordato in una serata al Nuovo con Maria Antonietta Grignani, in un omaggio al Poeta che fu ospite del Collegio nel 1993. Emmanuela, ancora prima di laurearsi in Filologia moderna con Clelia Martignoni, si era quindi mossa su più fronti. Non solo aveva fondato con un gruppo di studenti l’editrice in copyleft OMP, ma in vista di una collaborazione più stretta con Pavia Archivi Digitali, progetto lanciato da Beppe Severgnini, allora Presidente dell’Associazione Alumni di UniPV, Emmanuela capisce che non bisogna smettere di studiare. Neanche se ha appena conseguito un’ottima valutazione al Dottorato. Si lancia nell’ennesima sfida e, aggiudicandosi un contributo dell’Associazione Alumnae, ritorna sui banchi di scuola per un Master in Informatica del Testo ed Edizione Elettronica. Fa avanti e indietro tra Pavia Siena e Arezzo, in attesa che esca il suo esordio letterario. Su carta, per Laterza. Per il digitale, ci sarà tempo.

Oggi


Emmanuela festeggia il suo trentesimo compleanno presentando il suo… Mio salmone domestico. 
Inizia un tour che la porterà anche in città dove una sua compagna d’anno, ma classicista, Giulia Ghidini, la presenterà; si prepara poi  a qualche puntata all’estero, dove andrà forte anche dell’esperienza a Cambridge, grazie al suo Collegio.
I suoi trent’anni, quelli dell’istituzione fondata dalla veneta Sandra Bruni Mattei, li aveva festeggiati curando la pubblicazione degli Incontri al Collegio Nuovo 1997-2007, sulla scia del primo fortunato volume uscito per le cure di Grazia Bruttocao.
Attualmente insegna al Master di Informatica del testo ed edizione elettronica (Università di Siena). Tra le pubblicazioni più recenti, tra accademia e “invenzione”: L’unico viaggio che ho fatto. Storia di Gardaland e di quello che è successo dopo (Minimum fax),  Digitale d’autore. Macchine, archivi e letterature (Firenze University Press) e La scrittura necessaria. Il diario di guerra di Fausta Cialente (Artemide).

Il suo consiglio


Aprire la mente: “Le conferenze scientifiche sono interessanti e sono comprensibili anche agli analfabeti di scienza come me. Già avevo avuto il sospetto, frequentando in Collegio molte ‘scienziate’, che la curva di Gauss avesse qualcosa di persino più poetico dell’endecasillabo sciolto, e che a guardare bene il ferrocene non ha nulla da invidiare agli amori eterni in letteratura” (Nuovità, n. 6)