“L’occasione di cui conservo memoria più vivida è la cena che fu organizzata al Collegio Nuovo in occasione di una conferenza di Federico Zeri. Sia Gabba che io eravamo tra gli invitati. Prima di salire sul palco e di trasformarsi nello straordinario e raffinato studioso d’arte che era, Zeri si divertì a provocare i commensali […] Solo Gabba seppe tenere testa all’eccentrico Zeri, con un garbo e un’eleganza che mi colpirono, sfoderando il savoir-faire dell’uomo abituato ad affrontare le stranezze del mondo.” (“Ritratti per Emilio Gabba”, 2007)

Mantua me genuit, e Pavia, nel 1987, la rapì: Barbara passa la selezione in Collegio sostenendo uno dei colloqui di ammissione con il prof. Emilio Gabba. Da matricola di Lettere Moderne rimpiange il suggerimento di non mettere tra gli esami in piano di studio l’insegnamento di Storia Romana tenuto dal Professore che tanto l’aveva affascinata con la sua sapienza e che non le farà mancare il suo appoggio, anni dopo, quando si candiderà per borse di studio. Intanto, in Collegio, vince il posto gratuito e ha l’opportunità di frequentare il Ferienkurs dell’Università di Heidelberg.
La laurea, in Storia dell’Arte lombarda, con la prof. Luisa Giordano, arriva a pieni voti, con un curriculum di studi che include, oltre agli insegnamenti di indirizzo, esami in Letteratura e Filologia, Semiotica e Filosofia. Si ferma in Collegio l’anno della tesi, con l’impegno a collaborare alle attività culturali promosse dal Collegio, che proprio in quel periodo è molto attivo anche sul fronte artistico: nel 1992 sono ospiti per un ciclo sul tema del restauro Federico Zeri (nella foto, l’articolo della “Provincia Pavese”), Andrea Emiliani e Mina Gregori; l’anno prima e quello successivo era stata la volta, fra gli altri, degli architetti Gae Aulenti e Mario Botta (nella foto la sua dedica sull’albo del Collegio), oltre al pittore e scrittore Emilio Tadini.

Tra le prime sfide


Anche dopo la laurea, il Collegio la appoggia, assegnandole un contributo per la frequenza della Scuola in Specializzazione in Storia dell’Arte a Bologna. Barbara si diploma con ottimi risultati nel 1999, nonostante l’insegnamento alle scuole superiori e la collaborazione con la Soprintendenza di Mantova per lavori di schedatura, il tutto tra un treno e l’altro nella pianura padana.
Dopo anni di legame forte con la sua città, dove Barbara collabora, fra l’altro, con il Centro Studi Internazionali di Palazzo Te tra il 1998 e il 2002, si sposa e si trasferisce a Roma. Di lì a poco si afferma prepotente il duplice desiderio di continuare a fare ricerca e di un’esperienza all’estero, suggerito anche dall’esempio di molte Nuovine in Europa e Stati Uniti. Nel 2003, ottiene un contratto di ricerca presso l’Università del Sussex e negli anni successivi è impegnata in vari progetti di ricerca di interesse internazionale. Si iscrive a un dottorato di ricerca nel 2004, lo stesso anno in cui nasce suo figlio, e nel 2009 consegue il PhD alla Queen Mary, University of London.
Poi, il salto oltre oceano: Barbara conquista una borsa di perfezionamento in Storia dell’arte al Getty Center di Los Angeles. Scrive: «Io non sono un dottore e non risolvo conflitti mondiali, sono una storica dell’arte specializzata in collezionismo; e qui le mie capacità sono apprezzate, stimate, valutate. E supportate ai massimi livelli. Non parlo tanto in termini economici: la fellowship che ho ricevuto è generosa ma non farà di me una donna ricca, soprattutto dopo che avrò pagato la retta per la scuola materna di mio figlio. Parlo di supporto scientifico: qui si viene veramente messi nelle migliori condizioni per lavorare al top.» (Nuovità, n. 20)

Oggi


Mantova la generò, Pavia, Bologna, Roma, Los Angeles, fra le altre città, la rapirono. Londra la tiene da diversi anni: oggi Barbara è Visiting Lecturer al The Courtauld Institute of Art dopo esser stata per tre anni Marie Curie Fellow al Warburg Institute. Due istituzioni di primo livello per chi si occupa di arte.

Il suo consiglio


«La mia fellowship dura solo dieci mesi, ma mi ha già insegnato una cosa: never give up dreaming! I miracoli a volte succedono.» (Nuovità, n. 20))