“Parto anche qui dal Collegio, che ci abitua a vivere in un clima internazionale grazie alla preziosa presenza delle studentesse straniere. Non è un fatto scontato l’imparare a convivere con altre mentalità e culture, ad averne rispetto e a mettere da parte certo ottuso nazionalismo. È un’educazione civile che aiuta enormemente anche nell’ambito lavorativo. Nelle grandi aziende lo scambio a livello internazionale è determinante e chi non ci sa fare – e non intendo solo a livello linguistico, ma anche e soprattutto umano – perde. Poi è chiaro che l’esperienza di vita all’estero cambia ulteriormente il proprio modo di essere”. (Nuovità, n. 19)

Quando Antonella, da Bari, vince un posto come matricola di Lettere Moderne al Collegio Nuovo, vi trova quell’anno ben quattro visiting students dalla Germania: oltre che da Mainz e Heidelberg, con cui il Nuovo aveva già firmato accordi di scambio, anche da Duisburg. Non solo, pure un visiting professor dall’Università di Heidelberg, Robert Zwilling, biochimico, che terrà una delle conferenze di apertura di un anno straordinario. Un anno, il 1994-95, che vede il Collegio diventare sempre più multidisciplinare nella sua offerta culturale: dagli scrittori Alessandro Baricco e Daniele Del Giudice ai giornalisti Sergio Romano e Gianni Riotta, dal regista Pupi Avati al Direttore della Sovrintendenza dei beni e artistici e storici Pietro Marani, dalla Presidente dell’ANM Elena Paciotti allo storico Dennis Mack Smith, oltre agli scienziati Bruno Bertotti e Giorgio Celli.
Il secondo anno Antonella parte per il Ferienkurs di Heidelberg: con lei amiche di altre Facoltà da Lettere Classiche a Medicina. Con una compagna letterata, Maria Finazzi, verrà eletta Decana delle Alunne: con loro si decide, fra l’altro, di aprire la Biblioteca del Collegio anche come sala comune di studio, al di fuori degli orari riservati al prestito. Una bella innovazione, di cui beneficiano ora, con una apertura praticamente 24/24, le studentesse di oggi.
Sono gli anni in cui si vara anche il ciclo di conferenze in Scienza e Tecnologia dei Media, da lei seguito e che si trasformerà poi in un vero e proprio fortunato Master dello IUSS, diretto dal prof. Virginio Cantoni. Ai suoi contenuti, qualche anno più tardi (2000-01) si collegherà anche il primo corso universitario promosso dal Collegio e accreditato da UniPV, Comunicazione Digitale e Multimediale. Sono gli anni in cui ci sono anche gli incontri musicali con il Maestro Edoardo Farina, che Antonella pure seguirà con passione. Ma si consolida anche l’interesse per la Germania che le rimane nel cuore: al terz’anno è la volta di Mainz, per il corso avanzato di lingua e cultura tedesca

Tra le prime sfide


È tempo di dedicarsi alla tesi: Antonella lavora sullo storico della lingua Benvenuto Terracini, sotto la supervisione del prof. Angelo Stella. Un estratto viene pubblicato sulla prestigiosa rivista “Strumenti Critici”. Lingua e filologia sembrano essere il suo futuro, tanto che le viene assegnata dal Collegio una borsa di perfezionamento nel Romanisches Seminar dell’Università di Heidelberg diretto dal prof. Edgar Radtke, il fautore dello scambio con il Collegio. «Spiegavo Saussure in italiano ai miei allievi tedeschi […] loro continuavano a venire a lezione e quando ebbi finito si creò in aula un grande silenzio e poi scoppiò un applauso. Gli studenti mi dissero di aver provato l’emozione di capire un sistema. Quest’emozione la trasmisero anche a me insieme alla consapevolezza del legame intellettuale che si crea tra docente e studente, visto per la prima volta dall’altra prospettiva. Poi mi fu proposto di scrivere una tesi di dottorato, vinsi il concorso per un’ottima borsa di studio del Graduiertenkolleg dell’Università di Heidelberg. Insomma, tutto sembrava proseguire secondo i canoni classici. Ma non fu così…» ci racconta in una intervista nel 2008.
Il tema del “cosa fare dopo” si affaccia dopo il primo anno di dottorato. La risposta sta in una serie di esperienze diverse: prima uno stage al Comune di Heidelberg, nel settore delle Relazioni Pubbliche, poi alcuni corsi di preparazione al mondo del lavoro. «Sono stati i mesi più tormentati della mia vita – spiega – perché sentivo di trovarmi a una svolta e perché tutti mi davano un po’ della pazza, dato che dall’esterno non c’era alcuna ragione per la mia inquietudine. Ma io sentivo la necessità interiore di cambiare, di imparare a fare altre cose». Dopo una full immersion in economia e informatica, grazie a un corso finanziato da una borsa europea, altri stage, poi la prima posizione in una azienda automobilistica come consulente SAP. In seguito diventa Business Process Management Program Manager alla Boehringer.

Oggi


Nel 2010, mentre è in attesa della primogenita Alina (contemporaneamente nasce anche la figlia della sua compagna di Collegio, collega Decana!), ha assunto il ruolo di Head of Enabling Functions Corporate/Germany/Rest of World nel settore Information Systems della Boehringer. Due anni dopo viene promossa Global HR Business Partner, il suo ruolo attuale, nel quale si occupa tra l’ altro di progetti strategici, della formazione di manager e di sviluppo aziendale.

Il suo consiglio


«Spesso in certi meeting si ha l’impressione che gli specialisti – di cui ogni azienda ha comunque un grandissimo bisogno, a parte tutte le considerazioni che si facevano prima – perdano la capacità di osservare la situazione da una certa distanza. L’attenzione è concentrata giustamente sul dettaglio. Chi si occupa di non perdere la visione d’insieme? Per questo è sempre di prezioso aiuto avere nei progetti un team composto da persone di formazione diversa. Quando entrate nel mondo del lavoro imparate ad ascoltare il parere degli altri, anche dei non specialisti» (Nuovità, n. 19)