Il mio tempo al Collegio Nuovo portò un senso di chiarezza nei miei obbiettivi, forse il primo apprezzamento del valore di una buona istituzione, l’ottimismo nei confronti del futuro. Su questa esperienza si è basata la mia scelta professionale, la mia passione per l’insegnamento e la ricerca, il mio desiderio di lavorare con altri per lo sviluppo di un progetto comune.

Tra le prime 24 alunne che varcano la soglia del neonato Collegio Nuovo, nel novembre del 1978, a completare la dozzina di matricole in Medicina arriva, da Cervia, Barbara. Ci resterà sino alla laurea, nel 1984, a parte un breve soggiorno a Mainz, grazie al Collegio. Dopodiché, iniziata la specializzazione in Cardiologia con il Prof. Achille Venco, nel 1989 parte per Oxford per perfezionarsi nel Dipartimento di Medicina Cardiovascolare del John Radcliffe Hospital. E’ una delle prime Alumnae a usufruire delle nuove borse di perfezionamento post laurea all’estero del Collegio, istituite in occasione del decennale (1988): avrebbe dovuto fermarsi sei mesi e invece a Oxford è rimasta, bruciando una dopo l’altra le tappe di una carriera tutta in ascesa. Del Collegio alla comunità accademica pavese racconterà: “Ciò che rese il Collegio così speciale per me fu la quotidianità del rapporto con persone di provenienza, interessi ed aspirazioni diverse dalle mie. Competizione ed insicurezza, che sono sentimenti tanto comuni a quell’età, erano temperate dalla calma quotidianità dei nostri pasti in comune e dalla tollerante e ironica attitudine di Paola Bernardi, la nostra Rettrice. Per me, che son figlia unica, la vita collegiale ebbe un tale impatto, che probabilmente non é un caso che mi sia trovata così a mio agio in Oxford (città universitaria con 36 collegi), dove questo tipo di esistenza può continuare fino al pensionamento ed oltre!”

Tra le prime sfide


Ospite d’onore dell’Università di Pavia per la Giornata del Laureato del 1995, nel suo discorso di fronte alla gremita platea della comunità accademica, Barbara non dimentica la specificità delle sfide professionali come donna. Lo può ben fare perché l’anno prima non solo ha messo al mondo la primogenita, ma vince il Young Research Worker Prize della British Cardiac Society. E, nel 1998, nel suo discorso per il Ventennale del Collegio, come Presidente delle Alumnae, è ben cosciente del potenziale trasformativo femminile: “E’ importante che le donne mirino in alto non solo per soddisfare ambizioni personali, ma anche e soprattutto per contribuire a fare dell’industria e del mondo accademico un ambiente anche a misura di donna” (Nuovità, n. 9).

Oggi


Dal 2006 Barbara è la prima e unica Full Professor (donna) in Medicina Cardiovascolare dell’Università di Oxford. Un primato che è una conquista personale, ma anche un simbolo per molte donne e per un’istituzione come il Collegio Nuovo. Una istituzione a cui Barbara, come moltissime Alumnae, è sempre rimasta molto vicina, con il suo supporto, anche come “ambasciatrice”, e la sua disponibilità. Nel 2013, una Nuovina specializzanda in Cardiologia potrà lavorare al suo fianco per uno stage…. Il primato continua se si pensa che è stata nominata, unica donna, British Heart Foundation Professor nel Regno Unito, un riconoscimento che consente a tante giovani leve di formarsi con lei a Oxford! Per non parlare del fatto che è stata eletta Presidente (prima donna), della European Society of Cardiology.

Il suo consiglio


Barbara non ama dare consigli, ma chi l’ha ascoltata in diverse occasioni, come quella della Giornata del Laureato, qualche spunto lo può prendere da racconti come questo: “Arrivai quindi a Pavia con la mia ‘medaglia’ di prima della classe, convinta di essere ‘speciale’. Il primo passo verso un ridimensionamento e una vita adulta per me risale proprio al momento prima dell’esame di ammissione, quando, chiacchierando con le altre concorrenti, mi resi conto di essere, in quel contesto, appena nella media, non certo fra le più brillanti. Questa presa di coscienza fu fondamentale per il mio sviluppo accademico e influenzò il resto delle mie scelte professionali. –  Il valore di un’istituzione è in chi ne fa parte; la consuetudine ad ascoltare e la stima per il talento di tante compagne hanno dato inizio in quegli anni a un lungo percorso verso l’apertura e l’allontanamento da ciò che si presenta angusto o troppo comodo fino alla realizzazione di una scelta: vivere, magari come un pesce piccolo, ma nell’oceano, collegialmente”.