«“Ma lo sai cosa vuol dire scrivere?” […] “No, e allora te lo dico io. Significa tornare lì, al punto esatto del dolore, al punto esatto dei denti che ti lacerano, in quel dolore che diventa eterno perché, per raccontarlo, deve eternarsi in ogni attimo su cui ti soffermi, in ogni parola che scegli, perché le parole sono spesso sbagliate, non rendono, non sono abbastanza evocative, e tu stai lì, nel dolore, per raccontare il dolore, per dirlo con una parola che non è mai quella giusta, si avvicina, ma non è quella giusta”»

(T. Ranno, Avevo un fuoco dentro. Storia di un dolore che non si può dire Mondadori 2024)

Martedì 16 aprile 2024, alle 21, arriva per la prima volta al Collegio Nuovo la scrittrice Tea Ranno, con un romanzo – memoir che parte da una esperienza personale per arrivare a sensibilizzare su un tema di salute femminile molto sottovalutato. Si tratta di un racconto – importante – che porta alla luce il dolore indicibile di una malattia cronica, subdola e diagnosticata con difficoltà, l’endometriosi.

C’è non poco altro che si intreccia con questo dolore che in Avevo un fuoco dentro Tea Ranno ha provato a “dire”, far uscire dalle pagine appena pubblicate da Mondadori.

I lettori troveranno anche una interessante narrazione della nascita di una scrittrice che, con determinazione e tanto lavoro, ha saputo conquistarsi un suo pubblico di affezionati.

A condurre l’incontro Anna Modena, già docente di Letteratura contemporanea (Università di Pavia).

L’incontro si tiene  in presenza (Aula Magna del Collegio Nuovo, v. Abbiategrasso 404, Pavia) e in remoto. È obbligatoria la registrazione entro il 15 aprile per la partecipazione in presenza; entro il 16 aprile, ore 18.30 per chi desidera collegarsi da remoto. L’evento è trasmesso anche in diretta Facebook su @collegionuovopavia.

L’iniziativa rientra, su conferma eventuale del singolo Collegio interessato membro della CCUM, nelle attività formative riconosciute. L’incontro è accreditato per gli allievi IUSS nell’ambito delle attività Extra-Classe dei Corsi ordinari.