Il legal design, di cui sono pioniere due donne (Margaret Hagan, Fellow della Stanford Law School e Helena Haapio, in Finlandia, dove si è tenuto il primo summit europeo sul tema), è un modo nuovo di vedere (e far vedere) il diritto.
Non intende portare alla disintermediazione, ma fornire qualche strumento in più non solo all’utente finale, ma anche al professionista. Un nuovo modo per arrivare a soluzioni legali più efficaci, talvolta pure prevenendo le controversie. Un modo per dare visibilità alla tanto decantata quanto auspicabile trasparenza e comprensibilità dei testi di contenuto normativo, innescando un processo di chiarezza a partire dalla stessa ideazione e progettazione delle norme.
Una piccola rivoluzione che mette in campo giuristi, ingegneri e comunicatori (anche declinati al femminile!): vogliamo (anche) un disegno, sì.