Mio padre non “faceva” il giudice: era giudice. (Caterina Chinnici, È così lieve il bacio sulla tua fronte. Storia di mio padre Rocco, giudice ucciso dalla mafia, Mondadori, 2013)
Entrata in magistratura a 24 anni, Caterina Chinnici, alla prova di concorso, nel 1978, aveva seguito il consiglio del padre, il giudice Rocco Chinnici, l’inventore del “pool antimafia” (come lo battezzò Antonino Caponnetto) con Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e Giuseppe Di Lello. Un consiglio apparentemente semplice: “Studia con il codice, nel codice c’è tutto”, accanto al quale c’è tutta la forza dell’esempio concreto di un uomo lungimirante che aveva due passioni, la sua famiglia e il suo lavoro. Un uomo che si svela anche nell’emozione partecipe delle prove della figlia: «Lui ha balbettato un “pronto” preoccupatissimo: non sapeva che reazione avere, non voleva illudersi o farmi pesare il fatto di non avercela fatta. Gli ho detto: “Papà, sono stata ammessa!” Ha lanciato un urlo: “Bene!” […] non si lasciava andare facilmente, e quell’urlo mi risuona ancora nelle orecchie».