Da bambino dicevi “da grande farò lo scrittore”? Nemmeno per idea. Da bambino, vedevo mio padre che passava le proprie giornate a preparare i lucidi per le lezioni; mio padre insegnava immunologia, e secondo me il suo lavoro consisteva nel fare disegni bellissimi e coloratissimi e poi andarne a parlare agli studenti. In poche parole, il lavoro più bello del mondo. Per cui, da bambino quando mi chiedevano “cosa farai da grande” rispondevo “il professore universitario”. Questo ha avuto un impatto piuttosto negativo sulla mia socialità, da bambino, e anche oltre, per cui leggevo moltissimo: il che è necessario per scrivere.” (Marco Malvaldi, intervistato da la “Lettrice Rampante”, settembre 2013)
Ha un fan club affezionatissimo e attivo sul web, il protagonista del prossimo incontro, lo scrittore, gialllista e … chimico, Marco Malvaldi. Appassionato di lirica, di poesia e di umoristi inglesi, il pisano (con una breve permanenza in Olanda) Malvaldi è noto al grande pubblico per la sua ricca produzione, quasi tutta di casa Sellerio, a partire dal fortunato esordio La briscola in cinque, pubblicato nel 2007 e scritto nei ritagli di tempo nel giro di quattro anni. L’anno successivo, nel tempo di una gestazione di nove mesi, esce “Il gioco delle tre carte” (finalista del Premio Bancarella, edizione 2010) cui seguono prima Il re dei giochi (mentre gli nasce, dalla moglie ed “editor-agente” Samantha, il figlio primogenito), poi Odore di chiuso, ispirato allo scrittore-gastronomo Pellegrino Artusi e che si aggiudica il premio Castiglioncello nel 2011.
I primi tre, con “La carta più alta” (2012), fanno parte della ”saga del BarLume”, ambientati in un paesino toscano con protagonista un “barista-investigatore” affiancato da un gruppetto di vecchietti impiccioni. Una saga che ha avuto anche una traduzione televisiva in onda su Sky. Tutti sono tradotti all’estero, principalmente in tedesco, spagnolo e francese.
Della sua formazione scientifica Malvaldi non si dimentica, né nei suoi gialli né in volumi di divulgazione, come quello scritto con Roberto Vacca sulla mercificazione delle pandemie e quello che ha in preparazione con un fisico dell’Università di Pisa, Dino Leporini, su prospettive e limiti della logica applicata all’informatica.
Uno scrittore che offre quindi molteplici spunti ai suoi lettori, che immagina “complici”, come racconta ad alcuni studenti: “Persone curiose, probabilmente intelligenti, che hanno voglia di farsi raccontare una storia tenendo il cervello acceso, pronti a cogliermi in fallo se sbaglio, ma anche disposti ad apprezzare, a divertirsi e a farsi qualche sana risata”.
A giudicare anche dalla sua ultima opera Argento vivo (Sellerio, 2013), da cui si partirà nella serata condotta da Anna Modena, docente di Letteratura Italiana dell’Università di Pavia, c’è da scommetterci: non mancheranno risate (quelle sane, col cervello acceso).
Il giorno dopo – Patti chiari (e amicizia lunga) con i lettori: Marco Malvaldi