Maria Francesca Nespoli, Scienze Politiche

“Ho ripensato spesso ai momenti in cui da studentessa bussavo all’ufficio della Rettrice al termine degli esami, cosa qui [alla Marines Corps University di Quantico, n.d.r.] chiamata counselling, e prevista dal calendario accademico. O alle serate nelle quali prendevo parte alle cene in Collegio con ospiti di riguardo, cosa qui detta networking. Proprio non pensavo che l’esempio più vicino al metodo educativo del Collegio Nuovo fosse il segreto di battaglia dei Marines!” (Nuovità nr. 22)

Da … Pavia, Maria Francesca arriva al Collegio Nuovo nel 1991 e prende possesso del nuovo portachiavi (gadget collegiale appena inaugurato) per la sua nuova stanza “tutta per sé”. Pochi km da casa che però, grazie all’esperienza acquisita anche in Collegio, la porteranno molto lontano. La scelta di studiare Scienze Politiche, suggerita anche dalla Rettrice, per una come lei che vuole viaggiare nel mondo e scrivere, si rivela giusta. Il primo anno la vede già, in compagnia di letterate e filosofe, a Heidelberg per il corso estivo di lingua. Mentre si consolidano i rapporti con figure di riferimento come il prof. Arturo Colombo e il prof. Stefan Delureanu (Visiting professor da Bucarest), segue con particolare attenzione gli appuntamenti più “politici” del Collegio. Sono anni segnati da Tangentopoli e dalla drammatica scomparsa di Falcone e Borsellino: firma, tra l’altro con una sua collega letterata, Saskia Avalle, un articolo sulla conferenza con il giornalista Pansa; scrive sulla visita del Presidente Scalfaro al Ghislieri, in occasione di un incontro con una delegazione di collegiali.

Tra le prime sfide


Maria Francesca ha in mente una meta ben precisa: gli Stati Uniti. La prima manovra di avvicinamento la fa scegliendo una tesi, con relatore il Prof. Silvio Beretta, sulle relazioni economiche tra UE e USA. In quegli anni la Facoltà pavese di Scienze Politiche è in un stretto contatto con la CUNY – City University di New York e, in accordo col Collegio, si decide di avviare, in via sperimentale, un rapporto di scambio anche tra studentesse. Così nell’autunno 1995, Maria Francesca, sempre più proiettata all’esterno, grazie anche al sodalizio crescente con la Nuovina euro-entusiasta, Cristina Castagnoli, parte per un anno per New York, per scrivere la sua tesi, con la guida del prof. Hugo Kaufmann (Direttore dell’European Union Studies Center del CUNY Graduate Center, dove Francesca, ospite del J.D. Calandra Italian American Institute – CUNY, tiene anche delle lezioni). Nello stesso anno, arriva in Collegio una studentessa CUNY, Elena Coleman. Lo scambio non avrà seguito, ma segna comunque un primo tentativo. Bisognerà attendere una dozzina di anni per portare Nuovine a New York, grazie anche a Maria Francesca…
Nella Big Apple conseguirà poi anche un Masters in International Affairs alla prestigiosa SIPA (School of International and Public Affairs) della Columbia University.

Oggi


Oggi Maria Francesca è cittadina americana.
Di più: lavora come Congressional Liaison all’Ambasciata italiana a Washington (grazie a lei abbiamo avuto incontro riservato alla comunità collegiale con l’Ambasciatrice Mariangela Zappia).
Inoltre è stata International Military Student Specialist presso la Marine Corps University di Quantico in Virginia, dove ha promosso attività culturali per gli studenti stranieri, visite al Senato e al Pentagono comprese (da quelle parti incontrerà anche il suo futuro marito, ingegnere americano di origine cilene e svedesi!).
Prima ancora è stata Associate Director, all’Italian Academy for Advanced Studies alla Columbia University. Qui nel 1999 organizza anche un meeting tra i suoi docenti di Columbia e CUNY e quelli di Pavia, guidati dal Rettore Roberto Schmid. Non mancano due brevi ma significativi intermezzi a Pavia, negli anni di avvio dello IUSS (fondato dallo stesso Schmid) come responsabile delle Relazioni Esterne. Ma l’irresistibile fascino per New York la fa tornare definitivamente negli States.
Negli anni di New York, passata la tragedia dell’11 settembre vista in diretta dal suo ufficio, in piena campagna presidenziale Obama/ Hillary Clinton, Maria Francesca suggerisce al Collegio, dove nel frattempo è approdata nello staff anche la collega letterata di cui sopra: “Thank you, Collegio Nuovo! Let’s keep up this chain. Who’s next? The closest to me is Barnard”. Detto, e quasi fatto. Dal 2008, grazie anche alla rete WEW, l’accordo con il College femminile della Columbia è siglato e le Nuovine a New York sono una realtà sempre più consistente.

Il suo consiglio


Cercare i mentori, bussando alle porte: “Forgot to mention: I was raised in Pavia. My father was a student at the Collegio Borromeo and my aunt at the Collegio Ghislieri. As a kid, I never missed a date: first Sundays of May after the 5th of May, the Alumni Reunion. When the time came for me to consider my next step – actually my first step out of Collegio Nuovo – I didn’t hesitate to knock at the Rector’s door. An agreement was made with the J.D. Calandra Italian American Institute at CUNY (City University of New York)” (Collegio Nuovo goes international, 2008).

 


Piera Molinelli, Lettere Moderne

“La sintesi dei miei ultimi trent’anni è: nuovina, moglie, madre, professore ordinario, pro-rettore e nonna. L’ordine è rigorosamente diacronico, come si conviene a chi si occupa di linguistica storica.”

Piera lascia la provincia di Piacenza nel 1978 per iscriversi a Lettere Classiche a Pavia. In Collegio rimarrà sino a metà del ciclo di studi: il tempo di dare, a pieni voti, gli esami di Glottologia, nell’Istituto dove insegnano i “mitici” professori Anna Giacalone e Paolo Ramat, e Piera rinuncia al posto in Collegio per convolare a nozze con Mario, chimico, mantenendo però, almeno idealmente, il titolo di alunna. Si laurea in corso nei giorni dell’euforia nazionale per i Mondiali di calcio. In Collegio stringe numerose amicizie, tra cui quella con Angela Pucci, allora studentessa di Medicina e oggi anatomopatologo a Pisa (oltre che madrina di suo figlio!). Al Nuovo rimane sempre legata: “Confesso una piccola vanità: mi faccio in un certo senso ambasciatrice del Collegio tutte le volte in cui mi trovo nel mondo anglosassone (Malta inclusa) dove è un must per me indossare il distintivo o il foulard giallo e verde”… come “ambasciatrice” del Nuovo è stata anche con due alunne alla Ochanomizu University di Tokyo!

Tra le prime sfide


Lo scritto per il concorso di dottorato lo svolge uscendo per allattare la primogenita, la tesi vede la nascita del secondo figlio. Grazie alla famiglia, e non nonostante, sottolinea lei, riesce nei successivi passi professionali: insegnamento al liceo e vincita di un posto come ricercatore all’Università di Bergamo. Lasciare l’Ateneo pavese, dove si è formata ed è cresciuta, non è per nulla facile. Ma il percorso che costruisce la ripaga di grandi soddisfazioni e le consente pure di non perdere i contatti con Pavia, non solo con le pubblicazioni sulla prestigiosa rivista “Athenaeum”.

Oggi


Professore Ordinario presso l’Università di Bergamo, dal 1990 è direttore del Centro di italiano per stranieri: tra il 1993 e il 2005 ha conosciuto tutto l’Ateneo come rappresentante dei ricercatori in Senato accademico e poi dei professori associati in Consiglio di amministrazione. Nel frattempo per due mandati è stata coordinatore del corso di laurea in Comunicazione di massa pubblica e istituzionale. Ha provato a pensare a un anno sabbatico per inaugurare quest’ultima decade, ma le è stata affidata dal Rettore la delega all’Orientamento universitario di Ateneo. Risultato: Best Placement Program nel 2010 e… due anni, dopo, grazie al lavoro accademico, vincita di un Progetto di cui è coordinatore nazionale: “piazza” circa 150 mesi di assegni di ricerca per i giovani!
E’ Pro-Rettore Vicario dell’Università di Bergamo, retta da Sergio Cavalieri.

Il suo consiglio


“Qualche volta, quando sento parlare di crossfertilization invece di pensare a campi scientifici all’avanguardia penso alla vita di noi donne, alla nostra capacità di trasferire idee e conoscenze da un campo all’altro, conciliando l’inconciliabile. Osate e coltivate i vostri sogni con quel pizzico di leggerezza e di follia che al Collegio Nuovo è di casa…” (Nuovità, n. 21)


Camilla Irine Mura, Fisica

Anno di grazia, per me, il 2010! Un anno che, in meno di cinque mesi, mi ha visto prendere il volo per ben due viaggi intercontinentali, verso Dubai ad aprile e con rotta New York a luglio. Tutto questo grazie alla rete di contatti del Collegio Nuovo […]. Ripenso alle espressioni perplesse dei miei genitori quando avevo parlato loro dell’ipotesi di andare a vivere in Collegio pur abitando a venti chilometri da Pavia e alla soddisfazione che ora provano per avermi sostenuta in questa scelta (Nuovità n. 21-22).

Classificatasi tra i primi posti alle Olimpiadi della Fisica, conseguimento di Master in Arpa Celtica, Camilla partecipa al Progetto Orientamento del Collegio, godendosi un’anteprima della vita universitaria nella primavera del 2006. A settembre, il concorso: con ottime carte, tra cui 100 ed encomio al Liceo Scientifico di Broni, si mette in gioco per entrare al Collegio Nuovo e allo IUSS, come studentessa di Fisica all’Università di Pavia.
Le viene assegnato il posto gratuito dal Collegio, oltre al Premio IUSS per seguire i corsi della Classe di Scienze e Tecnologie. Dal primo anno non si perde occasione per seguire l’attività culturale promossa dal Collegio, non necessariamente del suo ambito: il suo primo articolo per Nuovità è sulla comunicazione politica, tema dell’incontro tenuto dal pubblicitario Pasquale Diaferia e dal filosofo Paolo Bellini.
Camilla è molto sensibile ai progetti di orientamento di cui aveva beneficiato: aderisce infatti a un gruppo coordinato dalla collega classicista, Pamela Morellini, per seguire le studentesse liceali (oltre una novantina!) prima del loro arrivo in Collegio e mantenere i contatti anche dopo.
Coglie inoltre, sin da matricola, le opportunità in ambito internazionale: un corso di lingua a Cambridge, all’allora New Hall (Murray Edwards); partecipazione a “Message in a bottle”, video contest copromosso dalla rete dei collegi europei EucA (con annessa visita alle istituzioni comunitarie a Bruxelles), ma il suo “anno di grazia” è il 2010, dopo la laurea di primo livello raggiunta con ottimi voti e tempismo.

Tra le prime sfide


In aprile infatti è selezionata dal Collegio per partecipare alla conferenza promossa dal Dubai Women’s College: nella metropoli emiratina si recherà con la collega di Giurisprudenza Giulia Risso, oltre che con la Coordinatrice dell’Attività Culturale del Collegio, Saskia Avalle, in visita come observer per l’organizzazione della Women’s Education Worldwide Student Conference del 2011.
In estate, ancora grazie al Collegio, punta verso il Barnard College – Columbia University, New York: può seguire alcuni corsi di Storia dell’Arte, visitando anche il Department of Scientific Research del Metropolitan Museum of Art di New York, diretto da un Alumnus dell’Università di Pavia, Marco Leona. Sì perché Camilla aveva trovato, per la sua tesi triennale, il modo di unire i suoi interessi artistici e scientifici.
Tanto che sempre in quell’ “anno di grazia” 2010 aveva pure partecipato al Congresso “Youth in Conservation of Cultural Heritage” (Palermo) presentando, come terza firmataria, un poster sugli affreschi della Cappella del Collegio Castiglioni (a Pavia). E con questo si era aggiudicata pure il Premio di Ricerca dell’Associazione Alumnae del Collegio, che l’anno successivo la insignirà anche del Premio riservato alle laureande magistrali.
Una notizia che arriva mentre si trova alla San Diego State University, per un semestre grazie all’International Student Exchange Program della nostra Università.

Oggi


Camilla si laurea in Fisica a pieni voti e si diploma allo IUSS. In Fisica. Poi, succede qualcosa: «Sarà per la bonaria ostilità che aleggia tra i dipartimenti scientifici nei suoi vari gradi di purezza, sarà per l’amore per le distinzioni e la precisione che caratterizza il mondo della tecnica, ma per molti fisici non c’è peggiore insulto che essere definiti ingegneri e, ovviamente, viceversa. È stato quindi per me fonte di gravi crisi esistenziali l’essermi trasformata nell’arco di pochi mesi dalla laurea da Fisica della Materia a Characterization Engineer presso l’STMicroelectronics s.r.l.». Tutto questo succede grazie anche alla sua Alma Mater: due preziose ore trascorse alla giornata di orientamento “Porte Aperte alle Imprese” e il dado è tratto. Una fisica, che ama l’arpa celtica, le danze popolari, gli affreschi, i microscopi, i fumetti manga, diventa ingegnere dell’industria.

Il suo consiglio


«Dopo più di un anno nei panni della Characterization Engineer ho imparato a rivendicare la mia identità di fisica e a sfruttarla per offrire un punto di vista diverso nell’affrontare i problemi, ma al contempo ho fatto mia l’arte ingegneristica del costruire con i mezzi a disposizione, siano essi materiali o concettuali, soluzioni a volte improvvisate ma comunque efficaci alle piccole e grandi emergenze di ogni giorno. Facendo un bilancio degli ultimi mesi posso dire di aver trovato, grazie sicuramente a una buona dose di fortuna, un lavoro stimolante, mai ripetitivo, che offre spunti per imparare cose nuove ogni giorno e che mi porta a collaborare con moltissime persone all’interno dell’azienda, poco male se per questo spesso mi sento chiedere: “Ma tu dove hai studiato Ingegneria?”. Per dirla tutta questo tipo di rivalità tra Facoltà ha ben poco senso, anche perché quando si ha una laurea in mano non si è certo finito di imparare, proprio per questo è necessario che le aziende siano disposte a rischiare puntando sui giovani, ingegneri e non, e investendo sulla loro formazione sul lungo termine. Esistono in Italia aziende di questo tipo? Io ne ho avuto la prova. Forse sono poche, ma con un po’ di fortuna si possono scovare, oppure possono essere loro a scovare i neolaureati in crisi di identità». (Nuovità, n. 24).


Anna Lanzani, Economia

“Delle mille attività proposte (dalle conferenze allo sport, dai corsi di lingua a quelli di fotografia) all’inizio avrei voluto fare esattamente tutto. Solo col tempo ho imparato a scegliere: scegliere a quali attività partecipare, ma anche scegliere chi frequentare, scegliere quanto, quando e con chi studiare, scegliere quali voti accettare agli esami e scegliere […] quali piatti prendere tra i mille che propone il cuoco! Chi mi conosce sa quante scelte sbagliate ho fatto – non ultima quella di scegliere “tutti” i piatti del cuoco! – ma proprio per questo, caro collegio, ti ringrazio: per avermi dato la possibilità di fare esperimenti con la vita ‘da adulti’ e anche di sbagliare ma sempre senza farmi ‘troppo’ male.”
(“Nuovità”, n. 11). 

Anno 1997. L’Ambasciatore K. P. Fabian (India) visita il Collegio in autunno e ne apprezza la combinazione di «academic excellence» insieme a «joie de vivre and joie d’apprendre». Fra le “matricole della vita e grandi della scuola” quell’anno è arrivata anche Anna, da Crema, città di Beppe Severgnini – citato non a caso. Anna, nella sua joie de vivre et d’apprendre che la contraddistingue, lo intervisterà, il giornalista a caccia di “Italians”: prima, per un giornale della loro città, anni dopo, in un incontro pubblico al Collegio Nuovo, da co-fondatrice e Presidente dell’Associazione Alumni IUSS.
Ma torniamo indietro. Al mondo della formazione Anna ha sempre guardato con interesse affettuoso e attenzione critica: diplomata col massimo dei voti in studi classici, ai giornali locali collabora regolarmente con articoli di arte, letteratura, scuola (ma anche con una intervista rubata in aeroporto alla coppia canora Paola e Chiara!). Da lei ci si aspetta la scelta di studiare Lettere. Confidando nella capacità di ragionamento – formata, si rassicura, dagli studi del greco e del latino -, opta per buttarsi nel mondo dell’economia, scoprendo presto la fatica di imparare a derivare una funzione o comprendere le matrici di Hesse (non lo scrittore Hermann).

Tra le prime sfide


Passato il primo anno, l’estate viene impegnata con un corso di “inglese economico” a Cambridge. Le sfide non terminano: tra gli impegni dello IUSS (allora SUS – Scuola Universitaria Superiore), fondato proprio nel suo anno da matricola dal Rettore Schmid insieme ai Collegi pavesi, e quelli universitari, alle soglie del Millennio, Anna decide di rincorrere per l’Europa, e precisamente alla EM Business School di Strasburgo, «la sua vera identità». Presto lo farà per il mondo, aggiunge profeticamente sempre in quel n. 11 di Nuovità.
Non è forse un caso se il tema della tesi, con la prof. Carla Cattaneo a Pavia, sarà “Strategic management under uncertainty and complexity” – ma non incerto, ancora una volta, il voto: il 2001 si chiude in bellezza, con la lode alla laurea. E non incerto, ancora, è il desiderio di studiare: dopo il Baruch College (CUNY), è la volta, con un prestito d’onore del suo Collegio, di un Master alla Kingston University di Londra. Segue poi un altro Master in East Asian Studies all’Istituto di Scienze dell’Uomo a Rimini (nel frattempo è Marketing Manager per Barilla, anche a Shanghai e Tokyo), approfondito con una formazione sui nuovi mercati emergenti all’INSEAD.
Il legame con il suo Collegio si approfondisce: Anna partecipa a diversi meeting legati alle istituzioni della rete Women’s Education Worldwide: prima a Dubai (dove realizza una intervista a una studentessa del Dubai Women’s College), poi a Sydney, poi ancora a Tokyo, Shanghai e New York. A Pavia, nel suo collegio, insieme a Paola Lanati, allora Presidente dell’Associazione Alumnae, e a una matricola di Economia, Linda Santini, tiene un workshop su “Wise-ladies in business land” nel contesto della conferenza per le studentesse della rete WEW. Un titolo che ammicca anche ai lavori di Maria Cristina Bombelli, esperta coach e di diversity management che in Collegio era venuta più volte a incontrare le studentesse. E che condurrà il dibattito nel convegno “Il ruolo della formazione nell’empowerment femminile”, un’occasione di confronto del Collegio Nuovo con esponenti delle principali associazioni italiane impegnate nella valorizzazione del talento femminile, cui pure Anna dà il suo contributo, con Paola Lanati e Barbara De Muro, come testimonial delle Alumnae.
Non solo: grazie ai contatti del Collegio, Anna ha occasione di tenere un seminario di marketing alla China Women’s University di Pechino. Una istituzione dove è poi stata invitata come visiting professor anche l’Alumna Laura Dimitrio, storica dell’arte. Una istituzione che nel 2015 ha firmato una lettera di intenti per una ancora più stretta collaborazione con il Collegio Nuovo.

Oggi


Oggi Anna, dopo più di dieci anni in Barilla, ha accumulato una esperienza manageriale che va dall’Estremo Oriente, all’Australia e al Sudafrica. All’impegno come Global Marketing Director per Delverde, sempre nel settore “food and beverages”, Anna ne ha aggiunti altri due, dall’altra parte del globo, a Buenos Aires: lo studio per un Executive MBA alla IAE Business School e la nomina a Head of the Pasta Marketing team per Molinos del Rio de la Plata. In Collegio torna quando può per tenere seminari di “intercultural skills”, o secondo l’autoironia che le è propria, il «remake del “Saper Fare di Donna Letizia”». E lascia anche la parola ad altri, coinvolgendo personalità come Tatiana Aurich, nominata tra le Women to Watch in Argentina che, tra i suoi consigli, ricorda: «Imparate a maneggiare l’arte sottile della persuasione, usate le differenze invece di negarle, e saranno la vostra arma vincente». Di recente fonda Connectar, servizio di consulenza imprenditoriale.

Il suo consiglio


Lo trasmette dal suo insegnante del ginnasio che a sua volta lo prende da Edmond Rostand: «C’est la nuit qu’il est beau de croire à la lumière. Il faut forcer l’aurore à naître, en y croyant».


Chiara Macchiavello, Fisica

Il primo impatto con la realtà straniera è stato mitigato da una certa somiglianza di Oxford con Pavia: le dimensioni della città, il suo carattere prettamente universitario, l’organizzazione accademica centrata sui collegi mi hanno subito ricordato un’atmosfera familiare che all’inizio mi ha aiutato a sentirmi meno spaesata. (Nuovità n. 7, 1996)

Con Matematica e Fisica agli orali per l’esame di concorso, Chiara, genovese di nascita, scuole superiori a Monza, si presenta per un posto al Collegio Nuovo nell’anno in cui è Visiting Professor per la prima volta Chen Chenjia, venuta da Pechino per collaborare a un progetto di ricerca con il Dipartimento di Fisica dell’Università di Pavia. Una collaborazione, in particolare con il Prof. Angiolino Stella (futuro Rettore dell’Ateneo), sulle proprietà ottiche dei semiconduttori. Dei suoi ben cinque soggiorni in Collegio, Chen Chenjia scriverà anni dopo: «And I also met several girls who came from different places in Italy: they told me interesting stories about Italian culture and we had a good time in Pavia. So if I visit Italy again, I would choose to stay in Collegio Nuovo first». In Collegio Chiara coglie tutte le opportunità in ambito internazionale che già in quegli anni l’istituzione fondata da una matematica aperta al mondo, Sandra Bruni Mattei, offriva. Così, tra un esame e l’altro, passato con brillanti risultati, Chiara fa domanda per borse di studio per soggiorni di studio in Inghilterra e Scozia, dove frequenta scuole di lingua inglese. La laurea arriva a pieni voti nel luglio del 1991, con il Prof. Sigfrido Boffi (futuro Presidente del Collegio Santa Caterina da Siena).

Tra le prime sfide


Dal 1987, anno di nascita del Programma Erasmus, il Collegio Nuovo, aveva iniziato a offrire borse di studio alle sue Alunne anche per periodi di perfezionamento post-laurea all’estero. Chiara coglie pure questa opportunità nel 1995 quando, grazie al Prof. Giacomo D’Ariano con cui prepara la tesi di dottorato, viene invitata dal collega di Oxford, Prof. Artur Ekert. Le difficoltà dell’inizio, dovute all’orientamento della ricerca su argomenti di carattere più teorico, in particolare di crittografia e computazione quantistica, sono ampiamente ripagate nel corso dei mesi di permanenza al Clarendon Laboratory di Oxford, dove Chiara si inserisce in settori di ricerca di punta e incontra scienziati di fama internazionale.
L’anno successivo ottiene anche la borsa europea Marie Curie  per proseguire  il suo lavoro di ricerca a Oxford. Decide poi di rientrare a Pavia, dove vince una borsa post-doc nell’anno in cui il suo Collegio festeggia il Ventennale della fondazione.
In Collegio contribuisce a organizzare e partecipa, con il Prof. D’Ariano, a un ciclo di lezioni aperte al pubblico dal titolo “Nuove frontiere della Fisica”: con loro, oltre a colleghi pavesi come Attilio Rigamonti e Adalberto Piazzoli, illustri docenti da Roma (Francesco De Martini) e Padova (l’astronomo Cesare Barbieri, grazie anche all’interessamento dell’Alumna Magda Arnaboldi), nonché Ugo Amaldi, Presidente della Fondazione TERA (che poi sarà alla base del celeberrimo centro adroterapico CNAO di Pavia). Lo stesso anno (1998) Chiara entra stabilmente come Ricercatore nel Dipartimento di Fisica di Pavia. Con il nuovo millennio, si sposa.

Oggi


Nel 2006 Chiara è insignita del Premio dell’Accademia Nazionale dei Lincei “Maria Teresa Messori Roncaglia e Eugenio Mari” per i risultati ottenuti nelle sue ricerche in ambito di teoria quantistica dell’informazione, calcolo quantistico e comunicazione quantistica.
L’anno dopo è Professore Associato a Pavia (e dà alla luce il secondo dei suoi figli). Nel 2013 arriva anche l’Abilitazione scientifica nazionale in “Fisica Teorica delle Interazioni Fondamentali” oltre che in “Fisica Teorica della Materia”. In tutto questo tempo Chiara si mette anche a disposizione dell’Associazione Alumnae del Collegio, sia come Revisore dei Conti, sia come mentore per le studentesse e, per il Collegio, come membro della Commissione di Concorso per l’ammissione delle nuove studentesse. Tra cui, magari, qualcuno che percorrerà in parte la sua strada che recentemente la ha portata anche a esser nominata Ordinario nel Dipartimento di Fisica della nostra Università.

Il suo consiglio


Lo prendiamo da una testimonianza di una studentessa di Fisica, Maria C. Corda, che così racconta l’incontro in Collegio con Anna Grassellino, condotto proprio da Chiara Macchiavello: «”Unire e entusiasmare” sono il mantra di Grassellino e di Macchiavello, e di qualsiasi scienziato che abbia a cuore la sua missione, e io non posso che ammirare profondamente questa visione. Quel che più mi sta a cuore e che voglio portare con me da quest’incontro – e spero possa essere di ispirazione per chi, come me, ha ancora tanto da imparare e guarda con grande stima queste due grandi scienziate – infine, è proprio la volontà di spingersi oltre, superare i “confini” e esser disposti a rinunciare ai modelli più intuitivi, se necessario, per abbracciare quelli più bizzarri, più incerti, quali quelli della Fisica dei quanti, della monetina in volo, il tutto finalizzato alla vita, all’“afferrare con l’intelletto”, al “seguir virtute e canoscenza”.» (Nuovità n. 32)


Barbara Furlotti, Lettere Moderne

“L’occasione di cui conservo memoria più vivida è la cena che fu organizzata al Collegio Nuovo in occasione di una conferenza di Federico Zeri. Sia Gabba che io eravamo tra gli invitati. Prima di salire sul palco e di trasformarsi nello straordinario e raffinato studioso d’arte che era, Zeri si divertì a provocare i commensali […] Solo Gabba seppe tenere testa all’eccentrico Zeri, con un garbo e un’eleganza che mi colpirono, sfoderando il savoir-faire dell’uomo abituato ad affrontare le stranezze del mondo.” (“Ritratti per Emilio Gabba”, 2007)

Mantua me genuit, e Pavia, nel 1987, la rapì: Barbara passa la selezione in Collegio sostenendo uno dei colloqui di ammissione con il prof. Emilio Gabba. Da matricola di Lettere Moderne rimpiange il suggerimento di non mettere tra gli esami in piano di studio l’insegnamento di Storia Romana tenuto dal Professore che tanto l’aveva affascinata con la sua sapienza e che non le farà mancare il suo appoggio, anni dopo, quando si candiderà per borse di studio. Intanto, in Collegio, vince il posto gratuito e ha l’opportunità di frequentare il Ferienkurs dell’Università di Heidelberg.
La laurea, in Storia dell’Arte lombarda, con la prof. Luisa Giordano, arriva a pieni voti, con un curriculum di studi che include, oltre agli insegnamenti di indirizzo, esami in Letteratura e Filologia, Semiotica e Filosofia. Si ferma in Collegio l’anno della tesi, con l’impegno a collaborare alle attività culturali promosse dal Collegio, che proprio in quel periodo è molto attivo anche sul fronte artistico: nel 1992 sono ospiti per un ciclo sul tema del restauro Federico Zeri (nella foto, l’articolo della “Provincia Pavese”), Andrea Emiliani e Mina Gregori; l’anno prima e quello successivo era stata la volta, fra gli altri, degli architetti Gae Aulenti e Mario Botta (nella foto la sua dedica sull’albo del Collegio), oltre al pittore e scrittore Emilio Tadini.

Tra le prime sfide


Anche dopo la laurea, il Collegio la appoggia, assegnandole un contributo per la frequenza della Scuola in Specializzazione in Storia dell’Arte a Bologna. Barbara si diploma con ottimi risultati nel 1999, nonostante l’insegnamento alle scuole superiori e la collaborazione con la Soprintendenza di Mantova per lavori di schedatura, il tutto tra un treno e l’altro nella pianura padana.
Dopo anni di legame forte con la sua città, dove Barbara collabora, fra l’altro, con il Centro Studi Internazionali di Palazzo Te tra il 1998 e il 2002, si sposa e si trasferisce a Roma. Di lì a poco si afferma prepotente il duplice desiderio di continuare a fare ricerca e di un’esperienza all’estero, suggerito anche dall’esempio di molte Nuovine in Europa e Stati Uniti. Nel 2003, ottiene un contratto di ricerca presso l’Università del Sussex e negli anni successivi è impegnata in vari progetti di ricerca di interesse internazionale. Si iscrive a un dottorato di ricerca nel 2004, lo stesso anno in cui nasce suo figlio, e nel 2009 consegue il PhD alla Queen Mary, University of London.
Poi, il salto oltre oceano: Barbara conquista una borsa di perfezionamento in Storia dell’arte al Getty Center di Los Angeles. Scrive: «Io non sono un dottore e non risolvo conflitti mondiali, sono una storica dell’arte specializzata in collezionismo; e qui le mie capacità sono apprezzate, stimate, valutate. E supportate ai massimi livelli. Non parlo tanto in termini economici: la fellowship che ho ricevuto è generosa ma non farà di me una donna ricca, soprattutto dopo che avrò pagato la retta per la scuola materna di mio figlio. Parlo di supporto scientifico: qui si viene veramente messi nelle migliori condizioni per lavorare al top.» (Nuovità, n. 20)

Oggi


Mantova la generò, Pavia, Bologna, Roma, Los Angeles, fra le altre città, la rapirono. Londra la tiene da diversi anni: oggi Barbara è Visiting Lecturer al The Courtauld Institute of Art dopo esser stata per tre anni Marie Curie Fellow al Warburg Institute. Due istituzioni di primo livello per chi si occupa di arte.

Il suo consiglio


«La mia fellowship dura solo dieci mesi, ma mi ha già insegnato una cosa: never give up dreaming! I miracoli a volte succedono.» (Nuovità, n. 20))


Antonella Francabandera, Lettere Moderne

“Parto anche qui dal Collegio, che ci abitua a vivere in un clima internazionale grazie alla preziosa presenza delle studentesse straniere. Non è un fatto scontato l’imparare a convivere con altre mentalità e culture, ad averne rispetto e a mettere da parte certo ottuso nazionalismo. È un’educazione civile che aiuta enormemente anche nell’ambito lavorativo. Nelle grandi aziende lo scambio a livello internazionale è determinante e chi non ci sa fare – e non intendo solo a livello linguistico, ma anche e soprattutto umano – perde. Poi è chiaro che l’esperienza di vita all’estero cambia ulteriormente il proprio modo di essere”. (Nuovità, n. 19)

Quando Antonella, da Bari, vince un posto come matricola di Lettere Moderne al Collegio Nuovo, vi trova quell’anno ben quattro visiting students dalla Germania: oltre che da Mainz e Heidelberg, con cui il Nuovo aveva già firmato accordi di scambio, anche da Duisburg. Non solo, pure un visiting professor dall’Università di Heidelberg, Robert Zwilling, biochimico, che terrà una delle conferenze di apertura di un anno straordinario. Un anno, il 1994-95, che vede il Collegio diventare sempre più multidisciplinare nella sua offerta culturale: dagli scrittori Alessandro Baricco e Daniele Del Giudice ai giornalisti Sergio Romano e Gianni Riotta, dal regista Pupi Avati al Direttore della Sovrintendenza dei beni e artistici e storici Pietro Marani, dalla Presidente dell’ANM Elena Paciotti allo storico Dennis Mack Smith, oltre agli scienziati Bruno Bertotti e Giorgio Celli.
Il secondo anno Antonella parte per il Ferienkurs di Heidelberg: con lei amiche di altre Facoltà da Lettere Classiche a Medicina. Con una compagna letterata, Maria Finazzi, verrà eletta Decana delle Alunne: con loro si decide, fra l’altro, di aprire la Biblioteca del Collegio anche come sala comune di studio, al di fuori degli orari riservati al prestito. Una bella innovazione, di cui beneficiano ora, con una apertura praticamente 24/24, le studentesse di oggi.
Sono gli anni in cui si vara anche il ciclo di conferenze in Scienza e Tecnologia dei Media, da lei seguito e che si trasformerà poi in un vero e proprio fortunato Master dello IUSS, diretto dal prof. Virginio Cantoni. Ai suoi contenuti, qualche anno più tardi (2000-01) si collegherà anche il primo corso universitario promosso dal Collegio e accreditato da UniPV, Comunicazione Digitale e Multimediale. Sono gli anni in cui ci sono anche gli incontri musicali con il Maestro Edoardo Farina, che Antonella pure seguirà con passione. Ma si consolida anche l’interesse per la Germania che le rimane nel cuore: al terz’anno è la volta di Mainz, per il corso avanzato di lingua e cultura tedesca

Tra le prime sfide


È tempo di dedicarsi alla tesi: Antonella lavora sullo storico della lingua Benvenuto Terracini, sotto la supervisione del prof. Angelo Stella. Un estratto viene pubblicato sulla prestigiosa rivista “Strumenti Critici”. Lingua e filologia sembrano essere il suo futuro, tanto che le viene assegnata dal Collegio una borsa di perfezionamento nel Romanisches Seminar dell’Università di Heidelberg diretto dal prof. Edgar Radtke, il fautore dello scambio con il Collegio. «Spiegavo Saussure in italiano ai miei allievi tedeschi […] loro continuavano a venire a lezione e quando ebbi finito si creò in aula un grande silenzio e poi scoppiò un applauso. Gli studenti mi dissero di aver provato l’emozione di capire un sistema. Quest’emozione la trasmisero anche a me insieme alla consapevolezza del legame intellettuale che si crea tra docente e studente, visto per la prima volta dall’altra prospettiva. Poi mi fu proposto di scrivere una tesi di dottorato, vinsi il concorso per un’ottima borsa di studio del Graduiertenkolleg dell’Università di Heidelberg. Insomma, tutto sembrava proseguire secondo i canoni classici. Ma non fu così…» ci racconta in una intervista nel 2008.
Il tema del “cosa fare dopo” si affaccia dopo il primo anno di dottorato. La risposta sta in una serie di esperienze diverse: prima uno stage al Comune di Heidelberg, nel settore delle Relazioni Pubbliche, poi alcuni corsi di preparazione al mondo del lavoro. «Sono stati i mesi più tormentati della mia vita – spiega – perché sentivo di trovarmi a una svolta e perché tutti mi davano un po’ della pazza, dato che dall’esterno non c’era alcuna ragione per la mia inquietudine. Ma io sentivo la necessità interiore di cambiare, di imparare a fare altre cose». Dopo una full immersion in economia e informatica, grazie a un corso finanziato da una borsa europea, altri stage, poi la prima posizione in una azienda automobilistica come consulente SAP. In seguito diventa Business Process Management Program Manager alla Boehringer.

Oggi


Nel 2010, mentre è in attesa della primogenita Alina (contemporaneamente nasce anche la figlia della sua compagna di Collegio, collega Decana!), ha assunto il ruolo di Head of Enabling Functions Corporate/Germany/Rest of World nel settore Information Systems della Boehringer. Due anni dopo viene promossa Global HR Business Partner, il suo ruolo attuale, nel quale si occupa tra l’ altro di progetti strategici, della formazione di manager e di sviluppo aziendale.

Il suo consiglio


«Spesso in certi meeting si ha l’impressione che gli specialisti – di cui ogni azienda ha comunque un grandissimo bisogno, a parte tutte le considerazioni che si facevano prima – perdano la capacità di osservare la situazione da una certa distanza. L’attenzione è concentrata giustamente sul dettaglio. Chi si occupa di non perdere la visione d’insieme? Per questo è sempre di prezioso aiuto avere nei progetti un team composto da persone di formazione diversa. Quando entrate nel mondo del lavoro imparate ad ascoltare il parere degli altri, anche dei non specialisti» (Nuovità, n. 19)


Annalisa Giovannini, Biologia

Fra i vetrini e i microscopi si respira un’atmosfera internazionale, mi sento come il primo anno al Collegio Nuovo, quando ero una giovane matricola di Biologia e facevo la conoscenza di studentesse italiane e straniere (Svenia, Sarah, Jessica, Anna-Rosa, Faten… ) accomunate da una passione e da tanta voglia di studiare. (Nuovità n. 21)

Dalla Riviera dei Fiori, Annalisa arriva a Pavia e vince un posto al Collegio Nuovo iscrivendosi a Biologia: vi è ammessa nell’anno (1986) in cui c’è pure una matricola in Scienze Naturali dal Belgio. L’ultimo suo anno di Collegio sarà ospite una studentessa dal King’s College di Cambridge. Una anticipazione del futuro di Annalisa, che, per il post-laurea, riceverà una borsa dal Collegio Nuovo per il King’s College di Londra.
Non mancano gli stimoli in Collegio per le studentesse di area biologica, dal divulgatore Piero Angela all’etologo Danilo Mainardi sino all’ecologo Lawrence Slobodkin, ospiti per conferenze aperte al pubblico. Al tavolo della colazione poi non manca quasi mai la futura Presidente della Fondazione che inquadra il Collegio, la biologa Anna Malacrida, che qualche anno dopo avrebbe conquistato la copertina di “Science”!
Il “mito” per Annalisa è un altro nome legato a Pavia: Eva Mameli Calvino, laureata dell’Alma Mater e prima donna in Italia a ottenere la libera docenza in Botanica (nel 1915). Una figura storica di scienziata, trasferitasi poi da Cuba, dove era andata con il marito agronomo (dando anche i natali allo scrittore Italo Calvino), a Sanremo. Qui lavorò alla Stazione sperimentale di floricoltura. Con Eva Mameli Calvino Annalisa non sa ancora di condividere un futuro, non tanto lontano.

Tra le prime sfide


Al terzo anno Annalisa inizia a frequentare il laboratorio del Prof. Francesco Sala, illustre propugnatore degli OGM, di cui parlerà anche in Collegio. Con lui si laurea a pieni voti nel luglio del 1990 e lascia quindi il Collegio regalando un bel Ginko Biloba per il giardino! A settembre è già impegnata in un tirocinio nel Dipartimento di Biologia vegetale dell’Università di Torino. L’anno successivo presenta il suo primo poster come prima firmataria al Congresso della Società Botanica Italiana.
Poi, grazie alla borsa del Collegio, va a Londra, per tre mesi come research visitor nel laboratorio del biotecnologo vegetale Dr. Barry Charlwood che la invita a fermarsi per un PhD. Annalisa si è distinta per il suo lavoro di ricerca, di supporto al team aiutando una collega brasiliana che stava studiando una pianta utilizzata nella lotta contro il tumore.
Annalisa lotta per il suo futuro in Italia: consegue l’abilitazione all’esercizio di Biologo e nel 1997 arriva a partecipare alla prima esperienza italiana, autorizzata dal Ministero per la Sanità, di piante ornamentali transgeniche portate fino al pieno campo, fuori dal laboratorio.
Dopo il Diploma di Specializzazione in Biotecnologie Vegetali, conseguito all’Università di Pisa, con una tesi sperimentale su Osteospermum ecklonis, nel 2011 ottiene anche il Diploma di Dottorato di Ricerca in Botanica Applicata all’Agricoltura e all’Ambiente, rilasciato dall’Università di Genova, con una tesi sulla conservazione e valorizzazione di specie endemiche rare della Liguria di Ponente.

Oggi


Sposata, due figli (da piccoli, campioni di scacchi!), Annalisa è dal 1996 Ricercatrice per il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), nell’Unità di ricerca per la Floricoltura e le Specie Ornamentali. Dove? A Sanremo, come il suo mito, Eva.
Con l’Università di Pavia mantiene rapporti professionali, testimoniati anche da progetti come Mutaflor per il miglioramento genetico di varietà commerciali di specie ornamentali, finanziato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. E’ socia ordinaria della Società Botanica Italiana dal 2004 e fa parte del gruppo di lavoro Biotecnologie e Differenziamento. All’Università di Genova è docente a contratto di Genetica per il Corso di Laurea in Scienze Naturali. Del Collegio Nuovo, con lei a Sanremo nella medesima Unità di ricerca, anche un’altra Alumna biologa, Laura De Benedetti. A Sanremo dal 2007 è responsabile della collezione di Passiflore del CREA, nell’ambito del progetto per l’Implementazione del Trattato Internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura (RGV/FAO) ed ha ottenuto ibridi interspecifici di Passiflora con nuove caratteristiche ornamentali. Ha partecipato al 110 Congresso della Società Botanica Italiana (Pavia, 2015) con due lavori scientifici sulle orchidee.

Il suo consiglio


Partire, per aggiornarsi, anche molto dopo la laurea: «La mamma di due splendidi bambini, Matteo di dodici e Francesca di otto anni, la moglie di Marco Passino, la ricercatrice del CRA-FSO […] lascia i suoi molteplici ruoli di donna lavoratrice e parte, come una ritrovata studentessa, per svolgere il suo stage all’Università di Paris-Sud, “Équipe de recherche Biodiversité, Systématique et Evolution” […] riporto in Italia una valigia piena di entusiasmo per i risultati scientifici ottenuti e per aver incontrato nuovamente nella mia vita tante care persone con la passione per lo studio e la ricerca». (Nuovità, n. 21).


Alessia Fornoni, Medicina e Chirurgia

La ricerca è come un duro gioco fatto di fantasia e di fiuto dove la “vittoria” è la gioia del risultato. Il gioco diventa ancora più intrigante quando il risultato è l’opposto dell’atteso… e la partita continua!

Dalla “sua” luminosa Valle Seriana, Alessia scende tra le nebbie pavesi nel 1989 per studiare Medicina. Due le esperienze all’estero durante il suo alunnato e mirate al consolidamento di conoscenze in campo medico: grazie al SISM, parte per un’estate a Lisbona e la successiva punta a nord, a Helsinki. Nell’ambito del suo dottorato a Pavia in Fisiopatologia medica e Terapia, realizza, anche con il supporto del Collegio, uno stage di due anni negli Stati Uniti, al National Institute of Health di Bethesda, in particolare presso la Renal Cell Unit che si trasferirà poi a Miami. Studierà, in accordo con il suo mentore Prof. Dal Canton, i meccanismi di glomerusclerosi, ossia il danno irreversibile a carico del tessuto renale, indotto dalla ciclosporina. Nel suo attuale profilo non si potrà dimenticare che: “Dr. Fornoni’s laboratory was also the first one to report an important role of sphingolipids in the modulation of podocyte function in focal segmental glomerulosclerosis (Science TM, June 2011)”.

Tra le prime sfide


Miami, 1998, a tre anni dalla laurea e al secondo anno di dottorato. “Il mio primo vero giorno di lavoro: una scrivania, un computer e una libreria tutti per me… faccio quasi fatica a crederci. Sulla scrivania qualcuno aveva già pensato di lasciarmi una trentina di pubblicazioni da leggere; ho iniziato quindi presto a capire che il mio lavoro sarebbe stato quello di leggere, imparare a pensare, formulare ipotesi, discuterne e trovare un modello sperimentale su cui verificare l’ipotesi. Per me era stato sempre un sogno nel cassetto” (Nuovità, n. 10)

Oggi


Dopo ulteriori studi in Medicina Interna e in Nefrologia a Miami, Alessia è nominata, nel 2005, Assistant Professor di Medicina Clinica alla Miller School of Medicine della stessa Università di Miami. Qui, nell’ambito del Diabetes Research Institute diretto da Camillo Ricordi, ha istituito un ambulatorio specializzato che attrae pazienti da tutto il mondo. In tutto ciò, convola pure a nozze con un collega nefrologo!
“The New England Journal of Medicine”, che di norma pubblica meno del 5% degli articoli che riceve, ospita un suo lavoro nel 2011: un titolo prestigioso che concorre, l’anno seguente, alla nomina come Tenure Associate Professor (Divisione di Nefrologia – School of Medicine, Università di Miami).
Dal settembre 2013, oltre a continuare a dirigere la Diabetic Nephropathy Clinic, Alessia tiene le redini del Peggy and Harold Katz Family Drug Discovery Institute della medesima Università; tre anni dopo è nominata Professore e direttore della Division of Nephrology and Hypertension (Dipartimento di Medicina, Miami University). E, fatto non da poco, dimostra nel concreto la sua generosa volontà e capacità di mentoring, ospitando nel tempo non poche alunne del Collegio, supportate dal Nuovo e dall’Associazione Alumnae, per brevi tirocini nel suo laboratorio.

Il suo consiglio


Osare.
“Ancora ricordo il sussidiario della scuola elementare con alcune immagini che ricordano il processo della ricerca scientifica, dalla osservazione alla verifica dei risultati. I personaggi delle foto avevano sempre un aspetto un po’ genialoide e, a parer mio, affascinante. Perché non provare? Così, mi ritrovo a scoprire che in realtà, come forse per qualsiasi altro lavoro, ciò che conta di più sono entusiasmo e volontà. E devo ammettere di avere molto di entrambi”. (Nuovità, n. 10). Il suo motto per il futuro, a portata di mano!, lo prende dalle parole del padre dei laptop, Alan Kay: “Il modo migliore per predire il futuro è inventarlo”.


Chiarastella Feder, Scienze Politiche / Biologia

“Il professore l’aveva detto prima di sceglierla come assistente di ricerca, in Canada: bisogna saper stare tanto tempo da soli e non aver paura del bosco. E lei, che dentro di sé era sicura di essere la persona giusta per quel lavoro, è partita. Destinazione: Canada, Ram Mountain e parco di Sheep River, in Alberta, altitudine dai 1.400 ai 2.200 metri, al fianco delle Montagne Rocciose. Distese di neve e di foreste abitate da animali in libertà, il suo mondo”. (“Corriere della Sera”, 22 gennaio 2003)

Nata e cresciuta a Treviso, Chiarastella arriva a Pavia nel 1993 per iscriversi a Scienze Politiche. Vince un posto gratuito in Collegio, ma dopo un anno di lezioni ed esami (in regola), Chiarastella si convince che non può rinunciare al sogno coltivato sin da bambina di studiare gli animali. Ottimi i rapporti con i Docenti della Facoltà (primo su tutti, l’Emerito Prof. Arturo Colombo, con cui manterrà i contatti), eppure decide di cambiare corso di studi. Non è facile, significa anche rifare le prove di concorso per il passaggio di classe disciplinare.
Sostenuta nel cambiamento accademico anche grazie al supporto della Rettrice del Collegio, opta per Scienze Naturali. In Collegio è nominata Decana pur essendo ancora matricola (per il cambio di Facoltà) e si guadagna il titolo di ‘cuor di matricola’ che ancora è un carattere distintivo della sua personalità. Un soggiorno Erasmus all’Università of South Wales corona altri periodi (brevi) di studio all’estero, in Irlanda e Spagna.

Tra le prime sfide


Rientrata in Italia per laurearsi, con una tesi sperimentale sullo scoiattolo con il Prof. Giuseppe Bogliani, si aggiudica poi anche una borsa di studio del Collegio che le consente di conseguire un Master Science in Ecology and Evolution, presso l’Università di Sherbrooke (Quebec, Canada) nel 2003. Nel 2004 vince una borsa di studio del Ministero degli Esteri e nel 2005 una borsa per studenti meritevoli presso l’Università di Sherbrooke che le permette di continuare la sua ricerca in Canada. Sempre nel 2005 vince la prima edizione del Premio di Ricerca istituito dall’Associazione Alumnae: partecipa così con un suo lavoro alla XXIX International Ethological Conference di Budapest.

Oggi


Oggi Chiarastella vive in Alberta, Canada, con sua figlia: dal 2007 è Biologa della fauna selvatica presso il Governo Provinciale dell’Alberta per la Fish & Wildlife Division a Rocky Mountain House, a ridosso del versante centro orientale delle Montagne Rocciose. Si occupa principalmente di gestione faunistica e di riduzione di conflitti tra le piccole comunità rurali e grandi predatori come l’orso grizzly, l’orso nero, il lupo e il puma.  Tramite progetti di educazione, di prevenzione e di gestione delle potenziali cause, sviluppa e mette in piedi progetti sul territorio che mirano a ridurre la possibilità di conflitto tra fauna e comunità rurali. Dopo aver speso i primi anni a guadagnare il rispetto dei locali, adesso è amichevolmente conosciuta nelle varie comunità come la Bear Lady. Con l’arrivo dei suoi 40 anni ha coronato un sogno che aveva fin da bambina: quello di poter comunicare con gli orsi. Facendo fronte a una serie numerosa di ostacoli è riuscita a svezzare con successo quattro cuccioli orfani di grizzly e a dar loro una seconda opportunità, rilasciandoli in libertà dopo cinque mesi di stretta convivenza. Un progetto del genere non era mai stato realizzato in Alberta. Tantomeno da una donna.

Il suo consiglio


Il valore dell’amicizia: «In Canada ho imparato tante cose: a stare da sola e ad essermi amica, ho capito cosa significa doversi arrangiare, ho incontrato persone eccezionali, che amano quello che fanno. Gli amici, che per me rappresentano molto, me li sono portati dentro» (“Corriere della Sera”, 22 gennaio 2003) e del Collegio: «Lascio questo posto che sento profondamente casa, per partire per un’altra avventura. Lo lascio con una tenerezza profonda nel cuore per i tanti giorni trascorsi qui, per i tanti volti amici che ho incontrato, per le tante persone che con me hanno condiviso un’altra partenza. Lo lascio con la stessa certezza, la stessa serenità con cui si parte da un posto caro, consapevoli che prima o poi si torna, sicuri che quello che qui è stato vissuto ci appartiene profondamente e in qualche modo noi apparteniamo a lui».
Oggi aggiunge: «Credete fortemente in voi stesse, in cioè che ritenete giusto e nelle bellezza dei vostri sogni. Ognuna di noi è una donna splendida e unica e questa consapevolezza comporta anche delle responsabilità. Fate tesoro delle opportunità che vi sono offerte, anche quando sono mascherate come difficoltà. Siate consapevoli del ‘momento presente’ e cercate di sviluppare un profondo senso di gratitudine»