A BEIRUT, SCELTI PER UNA MISSIONE DI PACE
«Lo sapevo, orca miseria! Lo sapevo! Mando giù paura e saliva. Ma anche l’orgoglio di far parte dei migliori corpi scelti italiani. In questo momento, però, più di tutto è la paura. Comunque sono pronto, so che siamo tutti pronti». (Franco Bettolini, con Marina Crescenti – Prefazione del Generale Franco Angioni – Postazione 23, I miei 100 giorni a Beirut, Edizioni Ares 2019)
Non vuole essere un ambasciatore della pace nel mondo, ma è convinto che la guerra abbia il potere solo di seminare altra guerra, non ultima quella, se sopravvissuti, per attenuare l’incubo di averla vissuta. Franco Bettolini attraversa anche questa battaglia, con l’arma di un libro scritto con l’aiuto di Marina Crescenti 36 anni dopo i suoi 100 giorni da Bersagliere a Beirut, nel pieno della guerra civile libanese. Ancora insieme a lei (scrittrice da lui scelta), Bettolini ne parlerà al Nuovo (martedì 29 ottobre, alle 21), in un incontro introdotto, per il contesto storico e geopolitico, da Francesco Mazzucotelli, docente di Storia della Turchia e del Vicino Oriente, insegnamento promosso dal Collegio Nuovo e accreditato dall’Università di Pavia.
Il volume ha la prefazione del Generale Franco Angioni che interverrà in chiusura dell’incontro.
FARE RICERCA CON PASSIONE E FIDUCIA Cellule staminali per la riparazione cerebrale: illusione o realtà?
«Se penso al mio rapporto con la ricerca, lo associo subito alla parola “passione”. Fare questo lavoro è un privilegio e una grande occasione di operare per il bene dell’intera società civile. La ricerca permette di fare importanti esperienze umane, di incontrare colleghi di ogni paese e nazionalità, tutti mossi da uno spirito comune. Si impara a lavorare insieme, uniti dalla voglia di spingere sempre un po’ più in là il confine dell’ignoto e forse anche un po’ animati dall’ambizione di riuscire a cambiare la storia delle malattie e migliorare la qualità di vita per i pazienti». (M.P. Abbracchio, in occasione del conferimento del Premio Tecnovisionarie 2017)