Chiara Macchiavello, Fisica
Il primo impatto con la realtà straniera è stato mitigato da una certa somiglianza di Oxford con Pavia: le dimensioni della città, il suo carattere prettamente universitario, l’organizzazione accademica centrata sui collegi mi hanno subito ricordato un’atmosfera familiare che all’inizio mi ha aiutato a sentirmi meno spaesata. (Nuovità n. 7, 1996)
Con Matematica e Fisica agli orali per l’esame di concorso, Chiara, genovese di nascita, scuole superiori a Monza, si presenta per un posto al Collegio Nuovo nell’anno in cui è Visiting Professor per la prima volta Chen Chenjia, venuta da Pechino per collaborare a un progetto di ricerca con il Dipartimento di Fisica dell’Università di Pavia. Una collaborazione, in particolare con il Prof. Angiolino Stella (futuro Rettore dell’Ateneo), sulle proprietà ottiche dei semiconduttori. Dei suoi ben cinque soggiorni in Collegio, Chen Chenjia scriverà anni dopo: «And I also met several girls who came from different places in Italy: they told me interesting stories about Italian culture and we had a good time in Pavia. So if I visit Italy again, I would choose to stay in Collegio Nuovo first». In Collegio Chiara coglie tutte le opportunità in ambito internazionale che già in quegli anni l’istituzione fondata da una matematica aperta al mondo, Sandra Bruni Mattei, offriva. Così, tra un esame e l’altro, passato con brillanti risultati, Chiara fa domanda per borse di studio per soggiorni di studio in Inghilterra e Scozia, dove frequenta scuole di lingua inglese. La laurea arriva a pieni voti nel luglio del 1991, con il Prof. Sigfrido Boffi (futuro Presidente del Collegio Santa Caterina da Siena).
Tra le prime sfide
Dal 1987, anno di nascita del Programma Erasmus, il Collegio Nuovo, aveva iniziato a offrire borse di studio alle sue Alunne anche per periodi di perfezionamento post-laurea all’estero. Chiara coglie pure questa opportunità nel 1995 quando, grazie al Prof. Giacomo D’Ariano con cui prepara la tesi di dottorato, viene invitata dal collega di Oxford, Prof. Artur Ekert. Le difficoltà dell’inizio, dovute all’orientamento della ricerca su argomenti di carattere più teorico, in particolare di crittografia e computazione quantistica, sono ampiamente ripagate nel corso dei mesi di permanenza al Clarendon Laboratory di Oxford, dove Chiara si inserisce in settori di ricerca di punta e incontra scienziati di fama internazionale.
L’anno successivo ottiene anche la borsa europea Marie Curie per proseguire il suo lavoro di ricerca a Oxford. Decide poi di rientrare a Pavia, dove vince una borsa post-doc nell’anno in cui il suo Collegio festeggia il Ventennale della fondazione.
In Collegio contribuisce a organizzare e partecipa, con il Prof. D’Ariano, a un ciclo di lezioni aperte al pubblico dal titolo “Nuove frontiere della Fisica”: con loro, oltre a colleghi pavesi come Attilio Rigamonti e Adalberto Piazzoli, illustri docenti da Roma (Francesco De Martini) e Padova (l’astronomo Cesare Barbieri, grazie anche all’interessamento dell’Alumna Magda Arnaboldi), nonché Ugo Amaldi, Presidente della Fondazione TERA (che poi sarà alla base del celeberrimo centro adroterapico CNAO di Pavia). Lo stesso anno (1998) Chiara entra stabilmente come Ricercatore nel Dipartimento di Fisica di Pavia. Con il nuovo millennio, si sposa.
Oggi
Nel 2006 Chiara è insignita del Premio dell’Accademia Nazionale dei Lincei “Maria Teresa Messori Roncaglia e Eugenio Mari” per i risultati ottenuti nelle sue ricerche in ambito di teoria quantistica dell’informazione, calcolo quantistico e comunicazione quantistica.
L’anno dopo è Professore Associato a Pavia (e dà alla luce il secondo dei suoi figli). Nel 2013 arriva anche l’Abilitazione scientifica nazionale in “Fisica Teorica delle Interazioni Fondamentali” oltre che in “Fisica Teorica della Materia”. In tutto questo tempo Chiara si mette anche a disposizione dell’Associazione Alumnae del Collegio, sia come Revisore dei Conti, sia come mentore per le studentesse e, per il Collegio, come membro della Commissione di Concorso per l’ammissione delle nuove studentesse. Tra cui, magari, qualcuno che percorrerà in parte la sua strada che recentemente la ha portata anche a esser nominata Ordinario nel Dipartimento di Fisica della nostra Università.
Il suo consiglio
Lo prendiamo da una testimonianza di una studentessa di Fisica, Maria C. Corda, che così racconta l’incontro in Collegio con Anna Grassellino, condotto proprio da Chiara Macchiavello: «”Unire e entusiasmare” sono il mantra di Grassellino e di Macchiavello, e di qualsiasi scienziato che abbia a cuore la sua missione, e io non posso che ammirare profondamente questa visione. Quel che più mi sta a cuore e che voglio portare con me da quest’incontro – e spero possa essere di ispirazione per chi, come me, ha ancora tanto da imparare e guarda con grande stima queste due grandi scienziate – infine, è proprio la volontà di spingersi oltre, superare i “confini” e esser disposti a rinunciare ai modelli più intuitivi, se necessario, per abbracciare quelli più bizzarri, più incerti, quali quelli della Fisica dei quanti, della monetina in volo, il tutto finalizzato alla vita, all’“afferrare con l’intelletto”, al “seguir virtute e canoscenza”.» (Nuovità n. 32)
Barbara Furlotti, Lettere Moderne
“L’occasione di cui conservo memoria più vivida è la cena che fu organizzata al Collegio Nuovo in occasione di una conferenza di Federico Zeri. Sia Gabba che io eravamo tra gli invitati. Prima di salire sul palco e di trasformarsi nello straordinario e raffinato studioso d’arte che era, Zeri si divertì a provocare i commensali […] Solo Gabba seppe tenere testa all’eccentrico Zeri, con un garbo e un’eleganza che mi colpirono, sfoderando il savoir-faire dell’uomo abituato ad affrontare le stranezze del mondo.” (“Ritratti per Emilio Gabba”, 2007)
Mantua me genuit, e Pavia, nel 1987, la rapì: Barbara passa la selezione in Collegio sostenendo uno dei colloqui di ammissione con il prof. Emilio Gabba. Da matricola di Lettere Moderne rimpiange il suggerimento di non mettere tra gli esami in piano di studio l’insegnamento di Storia Romana tenuto dal Professore che tanto l’aveva affascinata con la sua sapienza e che non le farà mancare il suo appoggio, anni dopo, quando si candiderà per borse di studio. Intanto, in Collegio, vince il posto gratuito e ha l’opportunità di frequentare il Ferienkurs dell’Università di Heidelberg.
La laurea, in Storia dell’Arte lombarda, con la prof. Luisa Giordano, arriva a pieni voti, con un curriculum di studi che include, oltre agli insegnamenti di indirizzo, esami in Letteratura e Filologia, Semiotica e Filosofia. Si ferma in Collegio l’anno della tesi, con l’impegno a collaborare alle attività culturali promosse dal Collegio, che proprio in quel periodo è molto attivo anche sul fronte artistico: nel 1992 sono ospiti per un ciclo sul tema del restauro Federico Zeri (nella foto, l’articolo della “Provincia Pavese”), Andrea Emiliani e Mina Gregori; l’anno prima e quello successivo era stata la volta, fra gli altri, degli architetti Gae Aulenti e Mario Botta (nella foto la sua dedica sull’albo del Collegio), oltre al pittore e scrittore Emilio Tadini.
Tra le prime sfide
Anche dopo la laurea, il Collegio la appoggia, assegnandole un contributo per la frequenza della Scuola in Specializzazione in Storia dell’Arte a Bologna. Barbara si diploma con ottimi risultati nel 1999, nonostante l’insegnamento alle scuole superiori e la collaborazione con la Soprintendenza di Mantova per lavori di schedatura, il tutto tra un treno e l’altro nella pianura padana.
Dopo anni di legame forte con la sua città, dove Barbara collabora, fra l’altro, con il Centro Studi Internazionali di Palazzo Te tra il 1998 e il 2002, si sposa e si trasferisce a Roma. Di lì a poco si afferma prepotente il duplice desiderio di continuare a fare ricerca e di un’esperienza all’estero, suggerito anche dall’esempio di molte Nuovine in Europa e Stati Uniti. Nel 2003, ottiene un contratto di ricerca presso l’Università del Sussex e negli anni successivi è impegnata in vari progetti di ricerca di interesse internazionale. Si iscrive a un dottorato di ricerca nel 2004, lo stesso anno in cui nasce suo figlio, e nel 2009 consegue il PhD alla Queen Mary, University of London.
Poi, il salto oltre oceano: Barbara conquista una borsa di perfezionamento in Storia dell’arte al Getty Center di Los Angeles. Scrive: «Io non sono un dottore e non risolvo conflitti mondiali, sono una storica dell’arte specializzata in collezionismo; e qui le mie capacità sono apprezzate, stimate, valutate. E supportate ai massimi livelli. Non parlo tanto in termini economici: la fellowship che ho ricevuto è generosa ma non farà di me una donna ricca, soprattutto dopo che avrò pagato la retta per la scuola materna di mio figlio. Parlo di supporto scientifico: qui si viene veramente messi nelle migliori condizioni per lavorare al top.» (Nuovità, n. 20)
Oggi
Mantova la generò, Pavia, Bologna, Roma, Los Angeles, fra le altre città, la rapirono. Londra la tiene da diversi anni: oggi Barbara è Visiting Lecturer al The Courtauld Institute of Art dopo esser stata per tre anni Marie Curie Fellow al Warburg Institute. Due istituzioni di primo livello per chi si occupa di arte.
Il suo consiglio
«La mia fellowship dura solo dieci mesi, ma mi ha già insegnato una cosa: never give up dreaming! I miracoli a volte succedono.» (Nuovità, n. 20))
Antonella Francabandera, Lettere Moderne
“Parto anche qui dal Collegio, che ci abitua a vivere in un clima internazionale grazie alla preziosa presenza delle studentesse straniere. Non è un fatto scontato l’imparare a convivere con altre mentalità e culture, ad averne rispetto e a mettere da parte certo ottuso nazionalismo. È un’educazione civile che aiuta enormemente anche nell’ambito lavorativo. Nelle grandi aziende lo scambio a livello internazionale è determinante e chi non ci sa fare – e non intendo solo a livello linguistico, ma anche e soprattutto umano – perde. Poi è chiaro che l’esperienza di vita all’estero cambia ulteriormente il proprio modo di essere”. (Nuovità, n. 19)
Quando Antonella, da Bari, vince un posto come matricola di Lettere Moderne al Collegio Nuovo, vi trova quell’anno ben quattro visiting students dalla Germania: oltre che da Mainz e Heidelberg, con cui il Nuovo aveva già firmato accordi di scambio, anche da Duisburg. Non solo, pure un visiting professor dall’Università di Heidelberg, Robert Zwilling, biochimico, che terrà una delle conferenze di apertura di un anno straordinario. Un anno, il 1994-95, che vede il Collegio diventare sempre più multidisciplinare nella sua offerta culturale: dagli scrittori Alessandro Baricco e Daniele Del Giudice ai giornalisti Sergio Romano e Gianni Riotta, dal regista Pupi Avati al Direttore della Sovrintendenza dei beni e artistici e storici Pietro Marani, dalla Presidente dell’ANM Elena Paciotti allo storico Dennis Mack Smith, oltre agli scienziati Bruno Bertotti e Giorgio Celli.
Il secondo anno Antonella parte per il Ferienkurs di Heidelberg: con lei amiche di altre Facoltà da Lettere Classiche a Medicina. Con una compagna letterata, Maria Finazzi, verrà eletta Decana delle Alunne: con loro si decide, fra l’altro, di aprire la Biblioteca del Collegio anche come sala comune di studio, al di fuori degli orari riservati al prestito. Una bella innovazione, di cui beneficiano ora, con una apertura praticamente 24/24, le studentesse di oggi.
Sono gli anni in cui si vara anche il ciclo di conferenze in Scienza e Tecnologia dei Media, da lei seguito e che si trasformerà poi in un vero e proprio fortunato Master dello IUSS, diretto dal prof. Virginio Cantoni. Ai suoi contenuti, qualche anno più tardi (2000-01) si collegherà anche il primo corso universitario promosso dal Collegio e accreditato da UniPV, Comunicazione Digitale e Multimediale. Sono gli anni in cui ci sono anche gli incontri musicali con il Maestro Edoardo Farina, che Antonella pure seguirà con passione. Ma si consolida anche l’interesse per la Germania che le rimane nel cuore: al terz’anno è la volta di Mainz, per il corso avanzato di lingua e cultura tedesca
Tra le prime sfide
È tempo di dedicarsi alla tesi: Antonella lavora sullo storico della lingua Benvenuto Terracini, sotto la supervisione del prof. Angelo Stella. Un estratto viene pubblicato sulla prestigiosa rivista “Strumenti Critici”. Lingua e filologia sembrano essere il suo futuro, tanto che le viene assegnata dal Collegio una borsa di perfezionamento nel Romanisches Seminar dell’Università di Heidelberg diretto dal prof. Edgar Radtke, il fautore dello scambio con il Collegio. «Spiegavo Saussure in italiano ai miei allievi tedeschi […] loro continuavano a venire a lezione e quando ebbi finito si creò in aula un grande silenzio e poi scoppiò un applauso. Gli studenti mi dissero di aver provato l’emozione di capire un sistema. Quest’emozione la trasmisero anche a me insieme alla consapevolezza del legame intellettuale che si crea tra docente e studente, visto per la prima volta dall’altra prospettiva. Poi mi fu proposto di scrivere una tesi di dottorato, vinsi il concorso per un’ottima borsa di studio del Graduiertenkolleg dell’Università di Heidelberg. Insomma, tutto sembrava proseguire secondo i canoni classici. Ma non fu così…» ci racconta in una intervista nel 2008.
Il tema del “cosa fare dopo” si affaccia dopo il primo anno di dottorato. La risposta sta in una serie di esperienze diverse: prima uno stage al Comune di Heidelberg, nel settore delle Relazioni Pubbliche, poi alcuni corsi di preparazione al mondo del lavoro. «Sono stati i mesi più tormentati della mia vita – spiega – perché sentivo di trovarmi a una svolta e perché tutti mi davano un po’ della pazza, dato che dall’esterno non c’era alcuna ragione per la mia inquietudine. Ma io sentivo la necessità interiore di cambiare, di imparare a fare altre cose». Dopo una full immersion in economia e informatica, grazie a un corso finanziato da una borsa europea, altri stage, poi la prima posizione in una azienda automobilistica come consulente SAP. In seguito diventa Business Process Management Program Manager alla Boehringer.
Oggi
Nel 2010, mentre è in attesa della primogenita Alina (contemporaneamente nasce anche la figlia della sua compagna di Collegio, collega Decana!), ha assunto il ruolo di Head of Enabling Functions Corporate/Germany/Rest of World nel settore Information Systems della Boehringer. Due anni dopo viene promossa Global HR Business Partner, il suo ruolo attuale, nel quale si occupa tra l’ altro di progetti strategici, della formazione di manager e di sviluppo aziendale.
Il suo consiglio
«Spesso in certi meeting si ha l’impressione che gli specialisti – di cui ogni azienda ha comunque un grandissimo bisogno, a parte tutte le considerazioni che si facevano prima – perdano la capacità di osservare la situazione da una certa distanza. L’attenzione è concentrata giustamente sul dettaglio. Chi si occupa di non perdere la visione d’insieme? Per questo è sempre di prezioso aiuto avere nei progetti un team composto da persone di formazione diversa. Quando entrate nel mondo del lavoro imparate ad ascoltare il parere degli altri, anche dei non specialisti» (Nuovità, n. 19)
Annalisa Giovannini, Biologia
Fra i vetrini e i microscopi si respira un’atmosfera internazionale, mi sento come il primo anno al Collegio Nuovo, quando ero una giovane matricola di Biologia e facevo la conoscenza di studentesse italiane e straniere (Svenia, Sarah, Jessica, Anna-Rosa, Faten… ) accomunate da una passione e da tanta voglia di studiare. (Nuovità n. 21)
Dalla Riviera dei Fiori, Annalisa arriva a Pavia e vince un posto al Collegio Nuovo iscrivendosi a Biologia: vi è ammessa nell’anno (1986) in cui c’è pure una matricola in Scienze Naturali dal Belgio. L’ultimo suo anno di Collegio sarà ospite una studentessa dal King’s College di Cambridge. Una anticipazione del futuro di Annalisa, che, per il post-laurea, riceverà una borsa dal Collegio Nuovo per il King’s College di Londra.
Non mancano gli stimoli in Collegio per le studentesse di area biologica, dal divulgatore Piero Angela all’etologo Danilo Mainardi sino all’ecologo Lawrence Slobodkin, ospiti per conferenze aperte al pubblico. Al tavolo della colazione poi non manca quasi mai la futura Presidente della Fondazione che inquadra il Collegio, la biologa Anna Malacrida, che qualche anno dopo avrebbe conquistato la copertina di “Science”!
Il “mito” per Annalisa è un altro nome legato a Pavia: Eva Mameli Calvino, laureata dell’Alma Mater e prima donna in Italia a ottenere la libera docenza in Botanica (nel 1915). Una figura storica di scienziata, trasferitasi poi da Cuba, dove era andata con il marito agronomo (dando anche i natali allo scrittore Italo Calvino), a Sanremo. Qui lavorò alla Stazione sperimentale di floricoltura. Con Eva Mameli Calvino Annalisa non sa ancora di condividere un futuro, non tanto lontano.
Tra le prime sfide
Al terzo anno Annalisa inizia a frequentare il laboratorio del Prof. Francesco Sala, illustre propugnatore degli OGM, di cui parlerà anche in Collegio. Con lui si laurea a pieni voti nel luglio del 1990 e lascia quindi il Collegio regalando un bel Ginko Biloba per il giardino! A settembre è già impegnata in un tirocinio nel Dipartimento di Biologia vegetale dell’Università di Torino. L’anno successivo presenta il suo primo poster come prima firmataria al Congresso della Società Botanica Italiana.
Poi, grazie alla borsa del Collegio, va a Londra, per tre mesi come research visitor nel laboratorio del biotecnologo vegetale Dr. Barry Charlwood che la invita a fermarsi per un PhD. Annalisa si è distinta per il suo lavoro di ricerca, di supporto al team aiutando una collega brasiliana che stava studiando una pianta utilizzata nella lotta contro il tumore.
Annalisa lotta per il suo futuro in Italia: consegue l’abilitazione all’esercizio di Biologo e nel 1997 arriva a partecipare alla prima esperienza italiana, autorizzata dal Ministero per la Sanità, di piante ornamentali transgeniche portate fino al pieno campo, fuori dal laboratorio.
Dopo il Diploma di Specializzazione in Biotecnologie Vegetali, conseguito all’Università di Pisa, con una tesi sperimentale su Osteospermum ecklonis, nel 2011 ottiene anche il Diploma di Dottorato di Ricerca in Botanica Applicata all’Agricoltura e all’Ambiente, rilasciato dall’Università di Genova, con una tesi sulla conservazione e valorizzazione di specie endemiche rare della Liguria di Ponente.
Oggi
Sposata, due figli (da piccoli, campioni di scacchi!), Annalisa è dal 1996 Ricercatrice per il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), nell’Unità di ricerca per la Floricoltura e le Specie Ornamentali. Dove? A Sanremo, come il suo mito, Eva.
Con l’Università di Pavia mantiene rapporti professionali, testimoniati anche da progetti come Mutaflor per il miglioramento genetico di varietà commerciali di specie ornamentali, finanziato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. E’ socia ordinaria della Società Botanica Italiana dal 2004 e fa parte del gruppo di lavoro Biotecnologie e Differenziamento. All’Università di Genova è docente a contratto di Genetica per il Corso di Laurea in Scienze Naturali. Del Collegio Nuovo, con lei a Sanremo nella medesima Unità di ricerca, anche un’altra Alumna biologa, Laura De Benedetti. A Sanremo dal 2007 è responsabile della collezione di Passiflore del CREA, nell’ambito del progetto per l’Implementazione del Trattato Internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura (RGV/FAO) ed ha ottenuto ibridi interspecifici di Passiflora con nuove caratteristiche ornamentali. Ha partecipato al 110 Congresso della Società Botanica Italiana (Pavia, 2015) con due lavori scientifici sulle orchidee.
Il suo consiglio
Partire, per aggiornarsi, anche molto dopo la laurea: «La mamma di due splendidi bambini, Matteo di dodici e Francesca di otto anni, la moglie di Marco Passino, la ricercatrice del CRA-FSO […] lascia i suoi molteplici ruoli di donna lavoratrice e parte, come una ritrovata studentessa, per svolgere il suo stage all’Università di Paris-Sud, “Équipe de recherche Biodiversité, Systématique et Evolution” […] riporto in Italia una valigia piena di entusiasmo per i risultati scientifici ottenuti e per aver incontrato nuovamente nella mia vita tante care persone con la passione per lo studio e la ricerca». (Nuovità, n. 21).
Alessia Fornoni, Medicina e Chirurgia
La ricerca è come un duro gioco fatto di fantasia e di fiuto dove la “vittoria” è la gioia del risultato. Il gioco diventa ancora più intrigante quando il risultato è l’opposto dell’atteso… e la partita continua!
Dalla “sua” luminosa Valle Seriana, Alessia scende tra le nebbie pavesi nel 1989 per studiare Medicina. Due le esperienze all’estero durante il suo alunnato e mirate al consolidamento di conoscenze in campo medico: grazie al SISM, parte per un’estate a Lisbona e la successiva punta a nord, a Helsinki. Nell’ambito del suo dottorato a Pavia in Fisiopatologia medica e Terapia, realizza, anche con il supporto del Collegio, uno stage di due anni negli Stati Uniti, al National Institute of Health di Bethesda, in particolare presso la Renal Cell Unit che si trasferirà poi a Miami. Studierà, in accordo con il suo mentore Prof. Dal Canton, i meccanismi di glomerusclerosi, ossia il danno irreversibile a carico del tessuto renale, indotto dalla ciclosporina. Nel suo attuale profilo non si potrà dimenticare che: “Dr. Fornoni’s laboratory was also the first one to report an important role of sphingolipids in the modulation of podocyte function in focal segmental glomerulosclerosis (Science TM, June 2011)”.
Tra le prime sfide
Miami, 1998, a tre anni dalla laurea e al secondo anno di dottorato. “Il mio primo vero giorno di lavoro: una scrivania, un computer e una libreria tutti per me… faccio quasi fatica a crederci. Sulla scrivania qualcuno aveva già pensato di lasciarmi una trentina di pubblicazioni da leggere; ho iniziato quindi presto a capire che il mio lavoro sarebbe stato quello di leggere, imparare a pensare, formulare ipotesi, discuterne e trovare un modello sperimentale su cui verificare l’ipotesi. Per me era stato sempre un sogno nel cassetto” (Nuovità, n. 10)
Oggi
Dopo ulteriori studi in Medicina Interna e in Nefrologia a Miami, Alessia è nominata, nel 2005, Assistant Professor di Medicina Clinica alla Miller School of Medicine della stessa Università di Miami. Qui, nell’ambito del Diabetes Research Institute diretto da Camillo Ricordi, ha istituito un ambulatorio specializzato che attrae pazienti da tutto il mondo. In tutto ciò, convola pure a nozze con un collega nefrologo!
“The New England Journal of Medicine”, che di norma pubblica meno del 5% degli articoli che riceve, ospita un suo lavoro nel 2011: un titolo prestigioso che concorre, l’anno seguente, alla nomina come Tenure Associate Professor (Divisione di Nefrologia – School of Medicine, Università di Miami).
Dal settembre 2013, oltre a continuare a dirigere la Diabetic Nephropathy Clinic, Alessia tiene le redini del Peggy and Harold Katz Family Drug Discovery Institute della medesima Università; tre anni dopo è nominata Professore e direttore della Division of Nephrology and Hypertension (Dipartimento di Medicina, Miami University). E, fatto non da poco, dimostra nel concreto la sua generosa volontà e capacità di mentoring, ospitando nel tempo non poche alunne del Collegio, supportate dal Nuovo e dall’Associazione Alumnae, per brevi tirocini nel suo laboratorio.
Il suo consiglio
Osare.
“Ancora ricordo il sussidiario della scuola elementare con alcune immagini che ricordano il processo della ricerca scientifica, dalla osservazione alla verifica dei risultati. I personaggi delle foto avevano sempre un aspetto un po’ genialoide e, a parer mio, affascinante. Perché non provare? Così, mi ritrovo a scoprire che in realtà, come forse per qualsiasi altro lavoro, ciò che conta di più sono entusiasmo e volontà. E devo ammettere di avere molto di entrambi”. (Nuovità, n. 10). Il suo motto per il futuro, a portata di mano!, lo prende dalle parole del padre dei laptop, Alan Kay: “Il modo migliore per predire il futuro è inventarlo”.
Chiarastella Feder, Scienze Politiche / Biologia
“Il professore l’aveva detto prima di sceglierla come assistente di ricerca, in Canada: bisogna saper stare tanto tempo da soli e non aver paura del bosco. E lei, che dentro di sé era sicura di essere la persona giusta per quel lavoro, è partita. Destinazione: Canada, Ram Mountain e parco di Sheep River, in Alberta, altitudine dai 1.400 ai 2.200 metri, al fianco delle Montagne Rocciose. Distese di neve e di foreste abitate da animali in libertà, il suo mondo”. (“Corriere della Sera”, 22 gennaio 2003)
Nata e cresciuta a Treviso, Chiarastella arriva a Pavia nel 1993 per iscriversi a Scienze Politiche. Vince un posto gratuito in Collegio, ma dopo un anno di lezioni ed esami (in regola), Chiarastella si convince che non può rinunciare al sogno coltivato sin da bambina di studiare gli animali. Ottimi i rapporti con i Docenti della Facoltà (primo su tutti, l’Emerito Prof. Arturo Colombo, con cui manterrà i contatti), eppure decide di cambiare corso di studi. Non è facile, significa anche rifare le prove di concorso per il passaggio di classe disciplinare.
Sostenuta nel cambiamento accademico anche grazie al supporto della Rettrice del Collegio, opta per Scienze Naturali. In Collegio è nominata Decana pur essendo ancora matricola (per il cambio di Facoltà) e si guadagna il titolo di ‘cuor di matricola’ che ancora è un carattere distintivo della sua personalità. Un soggiorno Erasmus all’Università of South Wales corona altri periodi (brevi) di studio all’estero, in Irlanda e Spagna.
Tra le prime sfide
Rientrata in Italia per laurearsi, con una tesi sperimentale sullo scoiattolo con il Prof. Giuseppe Bogliani, si aggiudica poi anche una borsa di studio del Collegio che le consente di conseguire un Master Science in Ecology and Evolution, presso l’Università di Sherbrooke (Quebec, Canada) nel 2003. Nel 2004 vince una borsa di studio del Ministero degli Esteri e nel 2005 una borsa per studenti meritevoli presso l’Università di Sherbrooke che le permette di continuare la sua ricerca in Canada. Sempre nel 2005 vince la prima edizione del Premio di Ricerca istituito dall’Associazione Alumnae: partecipa così con un suo lavoro alla XXIX International Ethological Conference di Budapest.
Oggi
Oggi Chiarastella vive in Alberta, Canada, con sua figlia: dal 2007 è Biologa della fauna selvatica presso il Governo Provinciale dell’Alberta per la Fish & Wildlife Division a Rocky Mountain House, a ridosso del versante centro orientale delle Montagne Rocciose. Si occupa principalmente di gestione faunistica e di riduzione di conflitti tra le piccole comunità rurali e grandi predatori come l’orso grizzly, l’orso nero, il lupo e il puma. Tramite progetti di educazione, di prevenzione e di gestione delle potenziali cause, sviluppa e mette in piedi progetti sul territorio che mirano a ridurre la possibilità di conflitto tra fauna e comunità rurali. Dopo aver speso i primi anni a guadagnare il rispetto dei locali, adesso è amichevolmente conosciuta nelle varie comunità come la Bear Lady. Con l’arrivo dei suoi 40 anni ha coronato un sogno che aveva fin da bambina: quello di poter comunicare con gli orsi. Facendo fronte a una serie numerosa di ostacoli è riuscita a svezzare con successo quattro cuccioli orfani di grizzly e a dar loro una seconda opportunità, rilasciandoli in libertà dopo cinque mesi di stretta convivenza. Un progetto del genere non era mai stato realizzato in Alberta. Tantomeno da una donna.
Il suo consiglio
Il valore dell’amicizia: «In Canada ho imparato tante cose: a stare da sola e ad essermi amica, ho capito cosa significa doversi arrangiare, ho incontrato persone eccezionali, che amano quello che fanno. Gli amici, che per me rappresentano molto, me li sono portati dentro» (“Corriere della Sera”, 22 gennaio 2003) e del Collegio: «Lascio questo posto che sento profondamente casa, per partire per un’altra avventura. Lo lascio con una tenerezza profonda nel cuore per i tanti giorni trascorsi qui, per i tanti volti amici che ho incontrato, per le tante persone che con me hanno condiviso un’altra partenza. Lo lascio con la stessa certezza, la stessa serenità con cui si parte da un posto caro, consapevoli che prima o poi si torna, sicuri che quello che qui è stato vissuto ci appartiene profondamente e in qualche modo noi apparteniamo a lui».
Oggi aggiunge: «Credete fortemente in voi stesse, in cioè che ritenete giusto e nelle bellezza dei vostri sogni. Ognuna di noi è una donna splendida e unica e questa consapevolezza comporta anche delle responsabilità. Fate tesoro delle opportunità che vi sono offerte, anche quando sono mascherate come difficoltà. Siate consapevoli del ‘momento presente’ e cercate di sviluppare un profondo senso di gratitudine»
Elisabetta Di Bernardini, Biotecnologie
«…L’emozione di startene comodamente seduta nella Sala Conferenze del tuo Collegio a sentir parlare, proprio lì davanti a te, il tuo cantante preferito. Infatti il 22 marzo di quest’anno, l’ex “883” è venuto a farci visita in un imperdibile appuntamento legato al corso di “Semiotica delle Arti” tenuto al Nuovo dal Prof. Paolo Jachia.» (Nuovità, n. 15, 2004)
Studi classici a Chieti, Elisabetta arriva a Pavia per iscriversi al Corso di laurea in Biotecnologie, nato dalle Facoltà di Medicina, Farmacia e Scienze. Segue molti degli incontri promossi dal Collegio, da quello che coinvolge l’Alumna Natalia Lugli, biologa, con il prof. Carloalberto Redi e il Colonnello Luciano Garofano, sino a quello con Max Pezzali, da lei stimato sia musicalmente che umanamente: mai avrebbe immaginato di incontrarlo, da matricola, nel suo Collegio! “Lo strano percorso / di ognuno di noi / che neanche un grande libro un grande film / potrebbero descrivere mai / per quanto è complicato / e imprevedibile / per quanto in un secondo tutto può cambiare / niente resta com’è”, ecco il refrain della sua canzone preferita: Elisabetta inizia il suo percorso accademico terminando gli esami del primo anno a metà luglio, laureandosi poi con una tesi sperimentale in Biologia molecolare, ancora a luglio, tre anni dopo, con lode. Il che si ripeterà puntualmente due anni dopo, per la laurea magistrale con il prof. Vittorio Bellotti. Dov’è lo strano percorso, allora?
Tra le prime sfide
L’imprevedibile, o quasi, succede nel 2008, quando, grazie al Collegio, ha un’altra opportunità. Con Livia De Rosa, un’altra collegiale, studentessa di Giurisprudenza, varca l’oceano e approda al Mount Holyoke College, uno dei promotori della rete Women’s Education Worldwide (WEW) per la prima Student Leadership Conference: «Credo che questa esperienza unica e indimenticabile mi sia stata sicuramente utile a livello umano per la possibilità di relazionarmi con studentesse di collegi femminili di tutto il mondo e che mi abbia permesso inoltre di ridisegnare la mia visione della donna come leader, preparandomi ad affrontare con più determinazione e maggiore consapevolezza il futuro mondo del lavoro.», scriverà al suo rientro sulla Rivista del Collegio. Dopo la laurea, lo “strano percorso” di pezzaliana memoria, prosegue con quello che Elisabetta definisce un «cambio repentino e radicale di vita», e non solo nell’ambito della ricerca. Concorre per un posto (davvero uno) di PhD in “Vascular Biology and Stem Cells” all’ambito King’s College di Londra, e lo vince, per di più con finanziamento intitolato a una scienziata, Marie Curie. Il sogno, coltivato mentre leggeva da matricola le esperienze di una collegiale più anziana, Lia Paola Zambetti, già (allora) a Londra, si realizza. E grazie anche alla mediazione della Rettrice, a Londra trova un nutrito gruppo di Italians Nuovine a cui fare riferimento, ma soprattutto dopo un po’ la raggiunge la sua amica collegiale di sempre, Blerida Banushi, post doc allo University College London. Senza contare che nel Regno Unito, a Cambridge, era già stata, sempre con borsa del Collegio, per un corso di lingua inglese. Dopo il PhD a Londra, nuovo trasferimento. Scende un po’ più a sud, nei Paesi Bassi, a Eindhoven, dove lavora per un paio d’anni come postdoc ancora con borsa Marie Curie, e anche come Project Manager, in un’azienda spin-off dell’Università che si occupa di bioingegneria (LifeTec Group BV). Anche in Olanda continuano gli incroci nuovini, questa volta con la chimica Francesca Pietra, post doc a Delft. Dopo l’inglese, che ormai conosce e usa con dimestichezza, si cimenta, da vera cittadina europea, nell’apprendimento del nederlandese.
Oggi
Nella primavera del 2016 Elisabetta è di nuovo in Italia, dopo oltre un lustro in giro per l’Europa. Non Chieti, non Pavia: stavolta arriva a Ivrea, la città simbolo di una figura di imprenditore illuminato come Adriano Olivetti. “Niente resta come è”: ora Elisabetta, dopo esser stata Associate Scientist per il Gruppo Merck, è ripartita, destinazione Svizzera. Domani, chissà. Per soddisfare la vostra curiosità, cercatela qui.
Il suo consiglio
Trovare un po’ di “casa” anche nel Collegio, che è una «culla di amicizie, esperienze e soddisfazioni […]. Per noi una vera Famiglia.» (2014)
Barbara de Muro, Giurisprudenza
“A distanza di tempo posso dire che il mio impegno per la valorizzazione delle donne nella formazione e, poi, nella professione legale affonda le proprie radici negli anni di condivisione e solidarietà tutta al femminile in Collegio, con uno sguardo aperto al mondo”.
Nativa di Bolzano, ma di origini romagnole, Barbara de Muro entra al Collegio Nuovo nell’anno in cui il Prof. Emilio Gabba, insigne antichista e membro del CdA della Fondazione che inquadra il Nuovo, tiene una lezione sulla Costituzione a Roma. Per lei, iscritta a Giurisprudenza, una occasione in più per inaugurare un curriculum accademico di tutto rispetto, con una bella lode in Diritto romano. Siamo nel 1987: il Collegio ha già all’attivo una partnership estera con la prestigiosa Università di Mainz cui farà seguito quella con l’Università di Heidelberg. Barbara non si fa mancare nulla ed è ammessa per entrambi i Ferienkursen, a ulteriore consolidamento della conoscenza della lingua tedesca. Forse ancora non immagina come la Germania sarà decisiva anche per la conclusione dei suoi studi giuridici. Si laureerà, infatti, con il prof. Michele Taruffo, con una tesi in diritto processuale civile, in parte frutto degli approfondimenti compiuti in Germania, supportata dal Collegio e con la guida del Prof. Hans-Joachim Musielak dell’Università di Passau. Di certo, invece, è – e lo sarà sempre – pienamente consapevole del profondo significato che il Collegio ha nella sua vita: come racconta durante il convegno sul ruolo della formazione nell’empowerment femminile tenutosi in Collegio nel 2012, il Collegio era la sua occasione e lei non se l’è lasciata sfuggire.
Tra le prime sfide
Rientrata in Italia, inizia la pratica professionale a Milano proprio negli anni in cui il mercato degli studi legali si trasforma e vede la nascita dei primi grandi studi legali associati. Barbara riesce a entrare in uno studio che, nel giro di pochi anni, diventerà uno dei più grandi studi italiani. I praticanti non sono ben visti, ma la caparbietà e la tenacia dimostrate durante i colloqui e le prime settimane di lavoro fanno la differenza, come racconta nell’intervista per “Cosmopolitan”: “Mi avevano concesso appena un mese, solo a sistemare fascicoli. Di mia iniziativa ho cominciato ad aggiungere ad ogni pratica una scheda informativa. Un’idea che si è rivelata vincente. Alla fine mi hanno preso perché il mio lavoro era diventato indispensabile”. Affina gli studi in diritto societario e commerciale e quindi si indirizza verso lo Studio Legale Portale Visconti, altamente specializzato in quelle materie. Di più, dopo otto anni, nel 2006, ne diventa socia, unica donna, cinque anni dopo essere stata cooptata nel CdA della Fondazione Sandra e Enea Mattei, subentrando all’economista Renata Bonfiglio e ritrovandosi al fianco, tra gli altri, proprio il Prof. Gabba. Barbara, già madre di Matilde, nata in coincidenza con uno dei Raduni annuali dell’Associazione, inaugurerà i suoi primi anni da socia dello Studio mettendo al mondo Ludovica, la cui madrina sarà la stessa Rettrice del Collegio, Paola Bernardi! Un passo indietro: la Germania non è stata l’unica destinazione per i suoi studi: nel 1999, mentre la metropoli milanese la attende ancora al rientro, Barbara è International Associate presso lo Studio Hewitson Becke & Shaw, in un’altra città di “College”, dopo Pavia: Cambridge. Era già attivo da poco l’accordo del Collegio Nuovo con il New Hall College per posti di perfezionamento. In quello stesso 1999 New Hall ospitò una perfezionanda in Lingue e ben tre studentesse: una matematica, una fisica e una letterata. Una piccola colonia Nuovina nella gemella del Regno Unito!
Oggi
Nel 2017, Barbara, dopo oltre dieci anni presso lo Studio Legale Portale Visconti (dove si è occupata, unica donna socia, di diritto societario e commerciale), è entrata come nello Studio LCA come socio equity. A latere, è responsabile di ASLAWomen (@ASLAWomen), gruppo di lavoro dedicato alla promozione delle donne nella professione legale sorto nell’ambito di ASLA, l’Associazione degli Studi Legali Associati (che conta quasi un centinaio tra i più prestigiosi studi legali associati italiani e internazionali dislocati sul territorio nazionale). Con un obiettivo, raccontato anche al Sole 24 Ore sostenere e valorizzare le donne in ogni fase del loro percorso professionale all’interno degli studi legali associati, anche creando, sul modello dell’iniziativa della Fondazione Bellisario (la cui Presidente Lella Golfo è pure tra gli ospiti del Collegio), una banca dati di curricula eccellenti. Senza dimenticare la fase della formazione, nella convinzione, condivisa con il Nuovo, che prima si inizia a sensibilizzare le donne su determinati temi, più efficaci sono i risultati a medio-lungo termine. Anche per questo Barbara ha accolto con entusiasmo la proposta di ospitare nel proprio studio, per un periodo di tirocinio, una Nuovina studentessa di Giurisprudenza e, con il Collegio, ha promosso incontri come quello con Paola Di Nicola, “la Giudice”, e con Ilaria Li Vigni, l’“Avvocata”. Desinenze e articoli determinativi, ma non solo quelli, declinati anche al femminile!
Il suo consiglio
«Puntare a ruoli importanti senza rinunciare alla femminilità ti dà una marcia in più: sei più forte e più felice» (Cosmopolitan, giugno 2014)
Laura Demartini, Medicina e Chirurgia
Pechino 1989… il pensiero corre agli studenti di Piazza Tian An Men. I discorsi delle cerimonie ufficiali sottolineano una quiete mai turbata. La stessa quiete l’ho trovata nell’Accademia di Medicina Tradizionale Cinese (Nuovità, n. 1, 1990)
Secondo anno dall’apertura del Collegio, 1979: dalla provincia di Alessandria, Laura concorre per un posto come studentessa di Medicina. Il 1981 la vede pioniera (con Chiara Gagliardi e Silvia Romagnoli) dello scambio del Collegio con l’Università di Mainz, il primo firmato dal Collegio: Laura frequenterà un corso estivo di lingua. Corona d’alloro a pieni voti, nella sessione estiva del 1985, mentre si concentra sempre più sui temi della terapia del dolore.
Tra le prime sfide
Per approfondire, Laura parte nel 1989 per Pechino, grazie ancora anche a un supporto del Collegio, una delle prime borse di perfezionamento post laurea appena istituite: «Al mattino gli ambulatori aprivano presto le porte ai malati; alle sei il vecchio professore era già al lavoro. Nelle pause egli riuniva gli allievi e spiegava l’esame del polso e della lingua, e le tecniche di manipolazione degli aghi […] non ha studiato all’Università ed è medico per tradizione familiare. In Cina è un’autorità in materia […] I pazienti, oltre a conoscere per nome e localizzare perfettamente i punti comunemente usati per la loro patologia, sapevano benissimo quale sensazione si deve percepire affinché l’ago sia efficace ed erano giudici, talvolta impietosi, dell’abilità dello studente.» (Nuovità, n. 1).
Oggi
Due specializzazioni nel giro di un decennio dalla laurea, prima a Pavia in Anestesia e Rianimazione, poi a Verona in Fisiopatologia e Terapia del Dolore, e, dopo aver lavorato come anestesista al Policlinico S. Matteo, oggi Laura è Responsabile dell’Unità di Terapia del Dolore della Fondazione Maugeri, sempre a Pavia; lo scorso anno l’Unità è stata definita da Regione Lombardia Centro di II livello di Terapia del Dolore. Qui è tra i fondatori della Pavia Pain School. All’Università di Bologna insegna nella Scuola di Specializzazione in Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva. Membro di diverse associazioni di settore, anche internazionali, serve in ruoli di leadership come consigliere nazionale di Federdolore-SICD (Società Italiana dei Clinici del Dolore).
Il suo consiglio
Il suo consiglio
Andare alla radice, anche se bisogna spostarsi: «Il viaggio in Cina rappresenta, per chi come me si interessa seriamente di Medicina Tradizionale Cinese, il viaggio alla fonte. […] Ogni giorno mi accorgevo che dovevo compiere ancora un lungo percorso per far mio questo antico sapere». (Nuovità, n. 1). Oggi, con l’Estremo Oriente, il Collegio ha diversi accordi di collaborazione.
Il consiglio di allora è quanto mai attuale: «Anche oggi ai giovani colleghi e agli specializzandi che frequentano presso la nostra Unità (insegno anche al Master di II livello di terapia del Dolore dell’Università di Milano) cerchiamo di insegnare ad andare alla radice del dolore per capire le cause e i meccanismi che lo generano in modo da poter dare al paziente le cure più adeguate».
Maria Guglielma Da Passano, Scienze Politiche
Non è passato un giorno da quando me ne sono andata che io non abbia ricordato una persona, un aneddoto, una battuta, un numero di una camera, una cena, una chiacchierata fino a notte fonda, un pianto, uno scherzo, una partita, un compleanno, insomma un piccolo pezzetto di quella che è stata la mia vita a Pavia, dentro e fuori dal Nuovo. Questo bagaglio di emozioni si è ormai stabilito sotto la mia pelle e viaggia con me. (Nuovità n. 15)
…E Maria Guglielma (per i più Magu) ha sempre viaggiato!
Prima, da Genova, è venuta a Pavia nel 1996, per studiare Scienze Politiche. Quell’anno per le alunne della sua area in Collegio è davvero eccezionale: il ciclo di conferenze “I poteri in Italia, tra storia e cronaca” è inaugurato da una conversazione in pubblico di Salvatore Veca, filosofo della politica, nientemeno che con il Presidente Emerito della Repubblica Francesco Cossiga (nella foto). La seconda conversazione, con un protagonista del giornalismo come Giuliano Ferrara, è condotta da un Professore che sarà poi il relatore della tesi di Magu: Arturo Colombo. Magu fa tesoro anche dell’esperienza Erasmus a Granada per il tema su cui lavorerà per la tesi: “Accadimenti politici e forze militari nella Spagna della Seconda Repubblica (1933-36). Il caso di Granada attraverso la stampa”.
Tra le prime sfide
Una delle prime sfide di Magu, da matricola, è stato superare la bocciatura al primo esame di Economia politica. Meritata, ammette lei, visto che non aveva studiato a sufficienza. Grazie a tre compagne, non tutte della stessa Facoltà (tra cui Chiarastella Feder, che dopo un anno di Scienze Politiche era passata a Scienze Naturali e Giovanna Spinelli, che poi si laureerà in Scienze Politiche), supera questo momento di difficoltà e impara a riaggiustare il tiro.
Si laurea e Granada torna nella sua vita perché viene ammessa a un PhD in “Paz, Conflictos y Democracia” , per cui le viene anche assegnata dal Collegio una borsa per perfezionamento. Lavora quindi per quattro anni alla FAO in progetti partecipativi di sviluppo territoriale sostenibile in America Latina, Africa ed Asia. Si prepara poi per due importanti colloqui che supera entrambi: sceglie di lavorare come Junior Professional Officer con le Nazioni Unite presso UN-Habitat in Kenya.
Nel 2010 una promozione, sempre per le Nazioni Unite, a Chief Technical Advisor per la Liberia: da Nairobi si sposta a Monrovia come Country Director.
Oggi
Magu torna a vivere a Roma, mette al mondo una bimba e… continua a viaggiare come Land Tenure Officer alla FAO. Tra un continente e l’altro trova il tempo per tornare in Collegio e condividere la sua esperienza con le studentesse di oggi, economiste, scienziate politiche e giurisperite a cui non fa mancare il suo appoggio e i suoi consigli.
Il suo consiglio
«Nella mia esperienza il cervello ci fa quasi sempre preferire ciò che conosciamo. Soprattutto per uno stage, tra due candidati che sulla carta sembrano ugualmente qualificati, si tenderà a preferire quello o quella che si conosce di vista o che ci ha fatto una buona impressione per telefono. Per questo è così importante incontrare le persone e chiedere loro consiglio, che non vuol dire chiedere loro un posto, ma due dritte sul come procedere. Una volta lì siate oneste e dirette, vi sentirete sciocche e impacciate, odierete la sensazione di vendervi e vi sembrerà probabilmente di essere inadeguate e di essere andate malissimo. Per lo meno questo è ciò che è successo a me e un po’ continua a succedermi ogni volta che muovo un passo in avanti e affronto nuove avventure… Purtroppo questa sensazione che, col senno di poi, mi rende così viva, va attutendosi con l’aumentare dell’esperienza. Se un giorno si sarà affievolita troppo e tutto vi sembrerà troppo facile saprete che forse è l’ora per un cambio di carriera». (Nuovità, n. 24).